La staffetta

Può darsi che la splendida vittoria delle staffettiste italiane nere ai Giochi del Mediterraneo sia «la risposta all’Italia razzista di Pontida», come dicono Saviano e il Pd. Ma mi chiedo se il dirlo non renda quell’Italia ancora più sorda al richiamo di chi irride i suoi timori invece di sforzarsi di comprenderli. Quando provi disagio per l’immigrazione incontrollata, magari perché abiti in un quartiere dove ti finisce addosso di continuo, vederti sventolare in faccia a mo’ di sfida un fulgido esempio di integrazione non elimina il tuo fastidio, ma alimenta il tuo vittimismo. Come si può fare cambiare idea a qualcuno a cui non si riconosce il diritto di averne maturata una diversa sulla propria pelle? Chi convive con lo spavento o la preoccupazione andrebbe rassicurato, utilizzando storie di successo come quella delle staffettiste per mandare segnali di speranza, non di incomunicabilità.

In quest’epoca di contrapposizioni superficiali e feroci, verrò preso per pazzo. Ma all’Italia isterica del Palio, in cui ciascuno corre per sentirsi migliore degli altri, preferisco quella armonica della staffetta. Dove si corre insieme, sovranisti e mondialisti, e insieme si può vincere: ciascuno sulle proprie gambe, ma smettendola di pestarsi i piedi.

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