La Cassazione: “Sequestrare i fondi della Lega ovunque siano”. Salvini: processo politico

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Si complica il futuro finanziario della Lega, dopo un pronunciamento depositato oggi dalla Cassazione. I giudici della Suprema Corte hanno infatti stabilito che i futuri introiti vanno sequestrati «ovunque venga rinvenuta» qualsiasi somma di denaro riferibile al partito – su conti bancari, libretti, depositi – fino a raggiungere 49 milioni di euro, provento della truffa allo Stato per la quale sono stati condannati nel luglio 2017 in primo grado l’ex leader Umberto Bossi e l’ex cassiere Francesco Belsito. La Cassazione, tecnicamente, lo sottolinea nelle motivazioni che accolgono il ricorso della Procura di Genova contro il movimento di Matteo Salvini, che si era opposto ai sequestri a tappeto. Il tribunale del Riesame, competente sul caso, deve ora seguire le indicazioni degli ermellini.

Rischio per i conti futuri  

Il provvedimento rischia di rivelarsi molto destabilizzante, poiché la Lega in teoria non può più incassare un euro, sia sui conti principali che su quelli delle varie ramificazioni territoriali intestati al partito, senza rischiare che le venga sequestrato. E proprio lo spauracchio giudiziario viene ritenuto da tempo una delle motivazioni alla base della creazione di bacini “alternativi”, fondazioni o altri enti vicini al partito ma tali da poter aprire propri depositi senza che questi siano aggredibili dalla magistratura. È il caso per esempio della fondazione “Più Voci” creata un anno e mezzo fa da Giulio Centemero, allora come oggi tesoriere e fedelissimo di Salvini, oltre che neodeputato, su cui aveva indirizzato oltre 200 mila euro in passato il costruttore Luca Parnasi, poi arrestato per lo scandalo dello stadio della Roma. Quei soldi, a differenza di quelli che transitano sui conti “ufficiali”, non sarebbero sequestrabili poiché non appartengono a un fondo intestato alla Lega vera e propria

La difesa del Carroccio

Ad avviso dei supremi giudici, infatti, la Guardia di Finanza può procedere al blocco generalizzato in forza del decreto di sequestro, emesso lo scorso 4 settembre dai pubblici ministeri genovesi, senza necessità di un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate in momenti successivi al decreto stesso. Secondo Giovanni Ponti, legale della Lega, le uniche somme sequestrabili sarebbero invece quelle trovate sui depositi «al momento dell’esecuzione del sequestro» (primi di settembre 2017, quando gli inquirenti trovarono circa 2 milioni su 49) con «conseguente inammissibilità delle richieste del pm d’intervenire anche sulle somme “depositande”». Sempre a parere della difesa della Lega, inoltre, la Procura potrebbe chiedere la confisca «anche delle somme future» solo durante il processo di appello. E però la Cassazione va oltre pure su questo punto. E obietta che i soldi sui conti potrebbero non essere stati rinvenuti all’atto del primo blitz «per un’impossibilità transitoria o reversibile»; soprattutto, sempre agli occhi dei magistrati del terzo grado, il pm non deve dare conto di tutte le attività d’indagine svolte «altrimenti la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa, durante il tempo occorrente per il suo compimento».

 

L’inchiesta per riciclaggio

Va inoltre ricordato che proprio sulla presunta sparizione dei soldi leghisti è stata aperta dai primi giorni del 2018 un’inchiesta per riciclaggio. L’ipotesi degli investigatori genovesi è che i soldi ottenuti in varie tranche dopo le richieste truffaldine di Bossi e Belsito, e incamerati materialmente sotto le gestioni di Maroni e Salvini, non siano stati spesi tutti, ma messi al scuro con una serie di artifici proprio per schermarli dalla successiva azione della magistratura. In particolare, i finanzieri sospettano che una serie di operazioni ambigue siano avvenute attraverso la Sparkasse di Bolzano: da qui, a fine 2016, 10 milioni sono stati investiti nel fondo Pharus in Lussemburgo, e 3 sono rientrati all’inizio di quest’anno. Su quel viavai, proprio dal Granducato, è arrivata una segnalazione di operazione sospetta alle autorità antiriciclaggio italiane. E i militari ritengono che dietro quei flussi di denaro potrebbe esserci il Carroccio, che si tratti di fondi leghisti mascherati.

 

Salvini: mai visti soldi, processo politico

«Quei 49 milioni di euro non ci sono, posso fare una colletta, ma è un processo politico che riguarda fatti di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto» ha commentato il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini al programma In onda su La7.

LA STAMPA

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