Da Fazio a Bignardi la sinistra da salotto firma un manifesto per fermare Salvini

Milano – Matteo Salvini al governo continua a produrre gravi reazioni isteriche a sinistra. Di solito la patologia si manifesta con vari sintomi riconoscibili, uno dei più frequenti è la raccolta di firme tramite appello alla coscienza civile, perché «chi tace è complice» (scrivono così, seriamente).

Lo aveva già fatto nei giorni scorsi Repubblica, quotidiano con una lunga tradizione nel settore, lo ripropone adesso un periodico di nicchia che si chiama Rolling Stone.

Probabilmente un’iniziativa del marketing per far guadagnare qualche centimetro di visibilità alla sconosciuta testata diretta da Massimo Coppola. Chi è costui? È un tuttologo musicofilo salernitano, con look sgualcito da esistenzialista de sinistra, noto per numerosi insuccessi editoriali, che l’ex direttore generale della Rai renziana, l’altrettanto disastroso Antonio Campo Dall’Orto, chiamò in Rai a suon di 200mila euro l’anno come «consulente editoriale per l’elaborazione di strategie e prodotti e per il supporto al posizionamento di brand e reti».

Un incarico supercazzola che non è chiaro quali strategie abbia prodotto, a parte il saldo sul conto corrente del consulente della Rai renziana. Ebbene il medesimo Coppola, tornato al suddetto periodico musicale da cui proveniva, si è spremuto le meningi creative e ha elaborato questa strategia di posizionamento a sinistra chic, con il contributo dell’ufficio grafico che ha suggerito la colorazione pacifista-terzomondista arcobaleno come ambientazione per l’appello, che nei toni da vigilia della marcia su Roma non teme di sfidare il ridicolo. Riproduciamo parte dell’accorato testo indirizzato a «musicisti, attori, scrittori e figure legate allo showbiz e alla tv, per una società aperta, moderna, libera e solidale».

L’ora è solenne, l’impegno per liberare l’Italia dai nazileghisti improcrastinabile, e i fighetti di Rolling stone sono pronti a tutto per difendere la solidarietà, persino a rimandare di qualche giorno le ferie nel dammuso a Pantelleria: «Fa male vedere, giorno dopo giorno, un’Italia sempre più cattiva, lacerata, incapace di sperare e di avere fiducia negli altri e nel futuro. Un’Italia rabbiosa e infelice. Fa ancora più male prendere atto che questa rabbia si è fatta potere. Non vogliamo che il nostro Paese debba trovare un nemico per sentirsi forte e unito. Per questo non possiamo tacere». Loro invece vogliono prendere «una posizione chiara», perché «volgere lo sguardo dall’altra parte e aspettare che passi la bufera equivalga a essere complici, crediamo, una volta di più, nel soft power della cultura pop, nella sua capacità di unire, condividere, accogliere».

Segue invito a combattere «chi ci porta indietro, chi ci costringe a diventare conservatori». Con questa trovata hanno stalkerizzato i loro contatti nella combriccola gauche caviar, e alcuni non tutti hanno risposto.

Un elenco di nomi che, solo a farlo, si fa aumentare i voti della Lega di cinque o sei punti in un colpo solo. Ne citiamo alcuni: Fabio Fazio, Daria Bignardi, Erri De Luca, Fiorella Mannoia, Gabriele Muccino, Sandro Veronesi, Michele Serra, Linus, Costantino della Gherardesca e altra gente (poca per la verità) col cuore a sinistra e il cachet a destra. Alcuni di loro sono sottoscrittori seriali di appelli democratici. Lo scrittore pro-sabotaggio della Tv De Luca, firmatore professionista, o la Mannoia, pure lei sempre in calce alle raccolte firme progressiste. C’è anche lo chef Rubio, reduce dalla serata a favore dell’integrazione a antirazzismo con il «Cous cous Clan (destino)» a Milano, e poi una serie di rapper e cantanti che non vogliono dire di no alla rivista del loro settore.

Alla fine, vista la rosa di nomi in campo, un favoloso assist sulla testa di Salvini per segnare a porta vuota: «Gli appelli non vengono dagli operai, dagli studenti, dai pensionati e da chi vive nelle case popolari risponde al volo il ministro -. Qualcuno di questi multimilionari, firmatari di appelli radical chic, spalancasse le porte della propria megavilla e accogliesse a sue spese chi ritiene. Io tiro dritto nel nome della sicurezza, dell’ordine, del controllo dei confini, della chiusura dei porti e all’apertura degli aeroporti per chi scappa davvero dalla guerra».

IL GIORNALE

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