La conoscenza rende liberi

«Un museo è un luogo di impegno, non di evasione o isolamento o di separazione, per rendere l’uomo libero in quanto informato.

Si cerchi dunque in ogni modo di far intervenire il museo in tutte le attività culturali dell’ambiente in cui funziona: non come sede di contemplazione o studio della tradizione, ma come luogo in cui si costruisce e si vive lo sviluppo della realtà contemporanea. Per questo si chiamino a svolgere l’attività didattica, la lettura delle diverse collezioni, non soltanto gli esperti in materia, ma gli storici e i conoscitori di altre discipline».

Queste parole illuminate sono di Franco Russoli, indimenticato direttore di Brera che diede inizio a una stagione nuova, purtroppo precocemente interrotta, immaginando quella grande Brera che sta per aprirsi. Ma piccolo o grande che sia un museo, e in particolare la prima pinacoteca italiana, perché voluta da Napoleone come rappresentazione di tutta la nostra tradizione pittorica, il museo non può essere concepito come una città dei morti e come uno spazio aristocratico riservato a studiosi e a turisti, e disertato da studenti e cittadini, ma come luogo in cui riconoscersi in uomini che furono migliori di noi e che hanno visto il mondo con occhi puri. Questo furono Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Caravaggio, Piero della Francesca, Raffaello, Bramante: e hanno realizzato quello che non siamo più in grado di fare. Non è soltanto il piacere di vedere ma soprattutto il piacere di conoscere. Conoscere, come intuiva Russoli, è essere liberi.

IL GIORNALE

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