Tranquillo, porta bene

Se qualcuno sperava che questo governo durasse poco, si può mettere il cuore in pace. Ad allungargli la vita, nonostante i primi scontenti degli elettori (che già si stanno manifestando sui temi fiscali ed economici), sarà l’ostilità dichiarata e idiota della solita compagnia di giro, senza arte né parte, che gioca al comunismo, frequentando attici da sogno, spiagge esclusive e circoli alla moda.

Non nullatenenti ma sicuramente nullafacenti che alla gente stanno più sulle palle di qualsiasi politico, tanto da preferire il secondo a loro, come a suo tempo si dimostrò con i girotondi e gli appelli pseudo-intellettuali contro l’epopea berlusconiana.

Questa allegra compagnia si è rimaterializzata ieri grazie all’iniziativa della rivista Rolling Stone, una volta tempio della musica e oggi parcheggio per radical chic frustrati. Nel numero in uscita si lancia un manifesto-appello dal titolo «Noi non stiamo con Salvini, da adesso chi tace è complice» al quale aderiscono i soliti nomi, scrittori e cantanti reduci chi dal ’68, chi dal fallimento della sinistra in tutte le sue variegate forme.

Parliamo di persone che, politicamente parlando, non ne hanno mai azzeccata una. Hanno portato sfortuna a chiunque hanno appoggiato e allungato la vita a tutti quelli che hanno avversato. C’è da aver paura a non essere nel loro mirino, non l’inverso.

Non stare con Salvini è legittimo, ci mancherebbe, e anche noi su alcune scelte, a partire dalla sciagurata alleanza con Di Maio, non lo siamo. Ma altro è aprire l’ennesima stagione dell’odio solo perché non fai parte della loro casta, che poi è una castina di quattro amici che se la cantano (Fiorella Mannoia, già musa di Ingroia) e menano (Erri De Luca, poeta della violenza No Tav) tra di loro.

In parte la capiamo, questa cricca che ha campato per anni sull’antiberlusconismo a prescindere. Senza il Cavaliere al governo si sono ritrovati orfani e si annoiavano, tra una cena a Capalbio e una vacanza a Porto Cervo. Salvini è caduto come il cacio sui loro maccheroni. Si abbuffino pure, tanto finiranno come al solito ingozzati dalle loro parole e dalla loro arroganza. Il loro banchetto sarà ancora una volta disertato dalla gente a cui pensano di dare voce. Non si fanno le rivoluzioni seduti su una montagna di milioni spesso spillati senza merito (vedi Daria Bignardi, renziana passata dagli insuccessi su La7 a quelli sulla Rai) al potente amico di turno.

IL GIORNALE

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.