La Lega alza il tiro sulle toghe E Bonafede difende l’alleato

Il capitolo giustizia si conferma il nervo scoperto dell’alleanza di governo tra Lega e M5S. Il volto giustizialista mostrato da una parte dei Cinque stelle, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Cassazione sul sequestro dei fondi della Lega, spaventa Matteo Salvini, rischiando di incrinare i rapporti tra i due alleati.

Il Carroccio si ribella, denunciando un uso politico della magistratura. Fino a sospettare un asse tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che non pare intenzionato a raccogliere la richiesta di incontro fatta dal titolare del Viminale, il Guardasigilli e il Presidente della Camera Roberto Fico, che ieri da Napoli ha sposato la linea pro-giudici: «Le sentenze vanno rispettate e questa è una sentenza definitiva. Quindi, va rispettata».

La Lega teme l’accerchiamento giudiziario. Una trappola che il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone ha provato a scansare, con parole durissime contro il correntismo interno alla magistratura. Parole che hanno sollevato la solita levata di scudi delle varie correnti della magistratura e di una sinistra che da anni flirta con una parte delle toghe.

Il secondo round dello scontro tra Lega e giudici ha avuto inizio ieri mattina, con l’intervento del sottosegretario Morrone al corso di formazione per i giovani magistrati in cui si è augurato che la magistratura si liberi dalle correnti e in particolare di quelle di sinistra. Un guanto di sfida lanciato a due giorni dal voto (8 e 9 luglio) per eleggere 16 giudici nel Csm. Nel tardo pomeriggio, dopo il diluvio di polemiche, Morrone ha ribadito il concetto. «Noi ci siamo insediati da poco, sono abituato a fare politica in mezzo alla gente, in mezzo alle piazze. Probabilmente il luogo istituzionale in cui mi trovavo non era il più adatto per esprimere una posizione politica che tuttavia è la posizione politica della Lega» ha commentato ai microfoni di Sky TG24. «È un problema – ha spiegato il leghista- che non ha sollevato il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, da anni e anni si parla delle correnti politiche all’interno della magistratura, più che identificarle. Io credo che più la magistratura è imparziale più c’è la garanzia per chi si trova ad avere a che fare con il tribunale, la giustizia, di avere un giusto processo».

Il vortice dello scontro era già partito con la richiesta di dimissioni del Pd al sottosegretario. Mentre il numero due del Csm, Giovanni Legnini, definiva «incondivisibili e inaccettabili le parole di Morrone, annunciando l’invio di una lettera al ministro Bonafede per chiedere un intervento sul sottosegretario». L’ex presidente dell’Anm Bruti Liberati ha parlato «di gravissima interferenza, sollecitando una presa di posizione del governo». Il Guardasigilli ha provato a spegnere le polemiche: «Prendo atto che il sottosegretario ha già chiarito che quello di stamattina era un giudizio politico espresso in un luogo in cui non dovrebbero entrare le opinioni personali. Come già detto in altre occasioni, ritengo l’associazionismo dei magistrati una buona cosa, se non porta alle storture del correntismo». Ma la sensazione, in serata, è che il caso non sia chiuso. E che forse sul tema della giustizia, Salvini e la Lega intendano giocare la madre di tutte le battaglie politiche.

IL GIORNALE

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