Migranti, i 67 della Diciotti verso Trapani: ha deciso Toninelli. Salvini: ‘No sbarco senza garanzie che finiscano in galera’
di ALESSANDRA ZINITI
Un porto di attracco per la nave Diciotti c’è, la nave è diretta a Trapani dove arriverà domattina. Lo ha deciso per la prima volta il ministro delle Infrastrutture Toninelli, che è intervenuto sulla scelta che invece spetta al ministero dell’Interno. Matteo Salvini continua infatti a ribadire la linea dura: “Prima di concedere qualsiasi autorizzazione – ha detto – attendo di sapere nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori che dovranno scendere dalla Diciotti in manette. Se su quella nave c’è gente che ha minacciato e aggredito non saranno persone che finiranno in albergo ma in galera – dice – quindi non darò autorizzazione allo sbarco fino a che non avrò garanzia che delinquenti, perché non sono profughi, che hanno dirottato una nave con violenza, finiscano per qualche tempo in galera e poi riportati nel loro paese”. Quanto ai tempi – aggiunge al termine dell’incontro con il premier Conte – “conto di andare a Innsbruck questa sera avendo risolto il problema”. Ma nel frattempo è Toninelli a prendere in mano il caso. Non è tutto, però. Perché Salvini ne ha anche per le Ong. Aprire i porti a quelle che rispettano le regole, come sostiene Di Maio? “No, i porti sono aperti solo alle navi delle autorità italiane”. Il pattugliatore della Guardia costiera italiana che lunedi ha preso a bordo i 67 migranti soccorsi il giorno prima dalla Vos Thalassa, naviga da ieri a cinque miglia all’ora in direzione della Sicilia e del porto in cui far sbarcare i migranti che avevano creato una situazione di pericolo per l’equipaggio del rimorchiatore Vos Thalassa dopo aver capito che stavano per essere riconsegnati alle motovedette libiche. Una vicenda, quella dell’ultimo soccorso in mare, che aveva anche diviso Salvini e il ministro dei Trasporti Toninelli. E che fa dire oggi a Di Maio: “È impensabile non far attraccare una nave italiana in un porto italiano”, contestando di fatto un altro passaggio dell’approccio salviniano al tema migranti. Per fare luce su quanto accaduto, due funzionari di polizia sono in viaggio verso nave Vos Thalassa per interrogare l’equipaggio.
Nel frattempo si aspettano i risultati dal tavolo operativo che Salvini presiede al Viminale con i vertici della Marina, della Guardia costiera, delle forze dell’ordine, per stabilire una volta e per tutte le modalità operative in caso di soccorsi in acque di zona Sar libica che – continua a ripetere il ministro – devono fare solo le motovedette libiche. Un assunto che cozza con la legge del mare secondo la quale qualsiasi nave è vicina ad una imbarcazione in difficoltà è tenuta a prestare soccorso. Quanto all’appuntamento di Innsbruck, che vede riuniti i ministri dell’interno Ue, “ho già chiaro in mente cosa andare a chiedere e cose ottenere”, assicura Salvini. “Sono sisponibile a parlare col collega tedesco, collega austriaco, collega francese, ma nell’esclusivo interesse nazionale. Quindi il mio obiettivo è che entri in Italia una persona in meno rispetto a quelle che devono uscire. Il mio obiettivo è un’immigrazione controllata e qualificata, come negli altri paesi del mondo. L’immigrazione alla Renzi e alla Mare Nostrum alla 600 mila sbarchi, porta alle tendopoli di San Ferdinando dove c’è la giungla e l’illegalità. Questa non è l’Italia che ho in testa. Controllare l’immigrazione e ridurre il numero dei morti è il mio obiettivo”.
Sono stati intanto sgomberati gli attivisti della Rete Restiamoumani che da questa mattina protestavano con salvagente al collo e magliette rosse davanti la sede del Ministero dei Trasporti innalzando cartelli contro i “naufragi di Stato”. Poliziotti e vigili del fuoco hanno tranciato le catene con cui i manifestanti si erano legati ai cancelli del ministero e hanno portato via la gente di peso.
Gli esponenti di Restiamoumani avevano chiesto di incontrare Toninelli ma il ministro si è negato e una delegazione ha potuto incontrare solo il capoufficio stampa del ministero. “L’incontro è stato più che deludente, le risposte che abbiamo ricevuto sono state vaghe ed elusive – la valutazione dei manifestanti – Dimostrano una scarsa consapevolezza della tragedia in corso nel Mediterraneo. La protesta pacifica e non violenta va dunque avanti”.
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