Palazzo Chigi non sa più risparmiare: risale il costo della Presidenza del consiglio
di EUGENIO OCCORSIO
ROMA – Le spese per la presidenza del consiglio, dopo qualche anno di buone “virtù” sono ricominciate a crescere. “Non è un buon segnale per il contenimento dei costi della politica in generale se proprio al vertice non si riesce a ridurre, anzi si torna a spendere di più”, commenta Carlo Cottarelli, che dall’implacabile Osservatorio Cpi continua a monitorare i conti pubblici italiani.
Non è una voce di enorme importanza nel bilancio pubblico italiano, però ha un notevole significato politico, come non manca di rilevare il Cpi che su quest’argomento ha completato un dossier in via di pubblicazione sul sito dell’Osservatorio stesso e che Repubblica ha potuto leggere in anteprima. “Le spese imputate al bilancio della presidenza del Consiglio per un totale di 3,5 miliardi nel 2017 – puntualizza il rapporto – includono esborsi per diverse politiche attribuite direttamente alla presidenza stessa (per esempio le spese in conto capitale per la Protezione Civile o gli interventi relativi alle politiche di coesione) e spese per la gestione ordinaria della struttura di Palazzo Chigi. Questa nota riguarda queste ultime, che nel 2017 sono state pari a 277 milioni”.
Bene, i risultati di questa specie di test sulla capacità di autoridursi della spesa pubblica, sono negativi: i costi di gestione della Presidenza del Consiglio sono diminuiti del 27 per cento tra il 2011 e il 2014, passando da 374 milioni a 273 milioni. Un’ulteriore lieve riduzione si è avuta nel biennio seguente, portando i costi a 262 milioni. Poi, nel corso del 2017 l’improvvisa inversione di tendenza: si è registrato nel corso dell’anno passato un aumento a 277 milioni (+5,9 per cento rispetto al 2016). Le spese per personale (che nel 2017 hanno rappresentato l’85 per cento dei costi di gestione) hanno registrato un andamento coerente con quello dei costi di gestione totali. Infatti, dopo una riduzione del 23 per cento tra 2011 e 2014 (da 299 milioni a 231 milioni), la spesa ha registrato solo una lieve diminuzione tra 2015 e 2016 (anno in cui la spesa è scesa fino a 227 milioni), seguita da un nuovo aumento nel 2017 (sono stati raggiunti i 236 milioni, un valore più alto della spesa del 2014).
“E’ come se si fosse perso il senso del buon esempio che dovrebbe venire dalla cabina di comando numero uno del Paese”, commenta Cottarelli. Per di più, nel rapporto non si è tenuto conto di spese straordinarie dovute principalmente a contenziosi, Semestre Europeo e pregresse gestioni commissariali della Regione Campania. Ma si sono succeduti come in una catena una serie di eventi che hanno avuto un effetto deflagrante sui conti pubblici.
Eppure, era cominciata bene: il contenimento della spesa avvenuto tra 2011 e 2014 aeva coinvolto tutte le voci di spesa relative al personale. Una riduzione delle spese per Autorità di Governo e commissari straordinari (da 2,28 milioni a 719mila euro) è stata ottenuta sia con la riduzione dei componenti nominati tra le autorità politiche, sia con il decreto legge del 2013 ad opera del Governo Letta, che aveva disposto la non cumulabilità di stipendi per presidente, ministri e sottosegretari. Le spese per personale di diretta collaborazione (da 23,7 milioni a 8,8 milioni) e per il personale delle strutture di missione e di supporto (da 8,6 milioni a 2,3 milioni) erano diminuite con lo snellimento della struttura della presidenza grazie alla riduzione del numero di ministri senza portafoglio, alla soppressione di strutture di missione la cui utilità si era conclusa e alla riorganizzazione delle strutture restanti. Anche le spese per personale di ruolo dirigenziale erano diminuite nello stesso periodo (da 219 milioni a 187 milioni).
“Lo sforzo di contenimento – scrive il rapporto – si notava anche nei dati del conto annuale del Tesoro. Nel periodo 2011-14 il personale era diminuito di oltre il 9,4 per cento, ben di più di quanto accaduto per il personale dei ministeri (calato del 5,8 per cento nello stesso periodo) e per quello totale della PA (diminuito dello 0,7 per cento)”. Poi è cominciata la deriva: “I primi segnali di un’inversione di tendenza nelle spese per personale sono arrivati tra il 2015 e il 2016, quando la diminuzione degli anni precedenti ha subito una battura d’arresto. Infatti, nuovi aumenti hanno caratterizzato le spese per personale delle strutture di missione e di supporto, del personale di diretta collaborazione e delle spese per il trattamento accessorio del personale di prestito. Nel dicembre 2016 – scrive il report – sono stati nominati il ministro dello Sport e il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, con conseguente istituzione delle strutture di supporto. Nel 2017 è stata poi istituita la struttura a supporto del Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi infrastrutturali e di sicurezza connessi alla Presidenza Italiana del gruppo dei paesi più industrializzati ed è stato istituito il Dipartimento Casa Italia, anche a seguito dei disastrosi terremoti del centro Italia (a causa di questi eventi negli ultimi anni erano già aumentate spese per personale e per consulenze di esperti). Inoltre, l’aumento delle spese e? riconducibile anche alla piena operatività della struttura di missione per l’organizzazione della Presidenza italiana del gruppo dei paesi più industrializzati, alla piena operatività della struttura a supporto del Commissario del Governo per l’attuazione dell’Agenda digitale per cui è stato disposto un incremento del personale, alla gestione da parte della Presidenza del Programma straordinario di interventi per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie. È anche aumentato il personale di altre strutture (tra cui la struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale) ed è avvenuta l’immissione in ruolo di nuovo personale”.
Insomma, un po’ per fatalità naturali ma moltissimo per iniziativa dei politici, la tendenza virtuosa degli anni precedenti si è invertita: “Ulteriori aumenti della struttura della presidenza del Consiglio hanno spinto verso l’alto tutte le voci di spesa e il livello delle spese per personale (236 milioni di euro) è tornato al di sopra di quello registrato nel 2014. Infatti, le voci che già avevano registrato incrementi tra 2015 e 2016 sono aumentate ulteriormente. È il caso delle spese per strutture di missione e supporto (aumentate del 66 per cento nel solo 2017), per personale di diretta collaborazione e per trattamento accessorio del personale di prestito. A queste si sono aggiunte le voci restanti: spese per autorità di governo e commissari straordinari, per personale di prestito da altri comparti e per buoni pasto”.
Quanto alle spese per beni e servizi (pari nel 2017 a 42 milioni di euro), sono state caratterizzate da un andamento simile a quello registrato per il personale. In questo caso, però, i costi sono diminuiti significativamente dal 2011 fino al 2015, registrando una battuta di arresto nel 2016 e un nuovo aumento nel 2017, anno in cui le spese sono tornate ad aumentare in maniera decisa, raggiungendo un valore simile a quello del 2014. Oltre la metà delle voci considerate dal Cpi sono state caratterizzate da un aumento. La variazione è da imputare principalmente alle maggiori spese per esperti e studi (a causa dell’istituzione e delle spese di funzionamento di nuove strutture di missione e di supporto), a quelle per gestione e manutenzione degli apparati tecnologici e a quelle per coperture assicurative. “Oltre a queste variazioni più grandi, un insieme di altre voci di spesa minori che erano in gran parte diminuite tra 2016 e 2015, risultano nuovamente in aumento. È il caso degli oneri di mobilità (una parte dell’aumento è dovuta all’assegnazione di un’auto ad uso esclusivo al ministro dello Sport) e delle spese di rappresentanza (aumentate a seguito delle maggiori spese sostenute per gli incontri del presidente del Consiglio e del ministro per le Politiche della coesione)”.
Dall’analisi dei costi (sia con riferimento alle spese per il personale che a quelle per beni e servizi) emerge come l’opera di razionalizzazione iniziata nel 2011 sia stata efficace e trasversale, portando a un alleggerimento di quasi tutte le voci di spesa. Ma i recenti aumenti sembrano suggerire che i costi (tornati oggi a livelli superiori di quelli del 2014) potrebbero salire ulteriormente. Infatti, gli aumenti sono distribuiti tra numerose voci e sembrano dovuti principalmente alla creazione di nuove strutture. Sarebbe importante, quindi, analizzare periodicamente l’effettiva utilità delle strutture esistenti e l’efficiente impiego delle risorse a queste destinate, in modo da evitare nuovi significativi incrementi dei costi che potrebbero rendere vani gli sforzi compiuti con successo dopo il 2011. Non è ancora finita: “Occorre tener presente che tutte queste spese non comprendono i servizi usati dalla presidenza i cui costi sono a carico di altre amministrazioni, come nel caso del discusso aereo di Stato acquisito in leasing le cui spese sono sostenute dal ministero della Difesa e il cui costo totale si aggira fra i 144 e i 150 milioni nell’arco di otto/nove anni”.
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