Dl dignità, Di Maio: “8mila posti in meno? Lobby contro il decreto, relazione manomessa”. Ed è scontro col Mef
ROMA. Evoca il complotto, Luigi Di Maio, contro il “suo” decreto dignità. I 5Stelle parlano dell’azione di lobby, di una “manina” malevola annidata al Mef o alla Ragioneria dello Stato. E scatenano uno scontro con il Ministero guidato da Giovanni Tria. E perfino un intervento irritato dell’ex, Pier Carlo Padoan. Tutto parte da un video pubblicato da Luigi di Maio su Facebook: “80mila è un numero che non sta da nessuna parte, mi faccio una risata”, dice a proposito delle critiche al provvedimento che porterebbe, secondo alcune interpretazioni, a una contrazione di 80mila posti di lavoro in dieci anni. Sarebbe l’effetto della stretta sui tempi determinati, con la riduzione tra l’altro della durata massima dei contratti dagli attuali 36 a 24 mesi.
Dl dignità, Di Maio: “Lobby contro di noi, relazione con 8mila posti di lavoro in meno aggiunta nella notte “
LA BATTAGLIA DEI NUMERI
“Leggo sui giornali di stamattina che questo decreto farebbe perdere 80mila posti di lavoro. Ma non c’è scritto da nessuna parte”, premette Di Maio. “C’è un altro numero nella relazione che accompagna il decreto, il numero di 8mila” (ndr, la relazione tecnica che accompagna il provvedimento ipotizza infatti che si possano perdere 8mila posti di lavoro per effetto delle misure previste). “Ci tengo a dirvi – continua Di Maio – che quel numero è apparso la notte prima che il decreto venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dal governo”. E insiste: “Quel numero per me non ha nessuna validità, perchè nessuno ha spiegato davvero cosa significava”. E poi sferra l’attacco: “La verità è che questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi”. Insomma, il vicepremier e ministro dello Sviluppo evoca l’ombra del complotto contro il governo. O meglio, contro questo decreto, considerato da Di Maio un simbolo della sua linea politica. E anche un modo per riequilibrare i rapporti di forza nel governo, rispetto all’immagine di un esecutivo a trazione leghista. Di Maio conclude: “Non è una cosa che ci hanno messo i miei ministeri, non è una relazione che hanno chiesto i miei ministeri e soprattutto la relazione non è stata chiesta dai ministri della repubblica”.
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LA “MANINA” DEL COMPLOTTO
Qui scatta la controffensiva. Nel mirino – secondo quanto trapela da fonti del Movimento – ci sarebbe una manina annidata al Ministero dell’Economia o alla Ragioneria dello Stato. E dai piani alti dei 5Stelle si lascia filtrare la volontà di “fare pulizia”. Con l’idea di uno spoil system per “togliere dai posti chiave chi mira a ledere l’operato di governo e M5s”.
“Abbiamo bisogno di persone di fiducia, non di vipere”, è la chiosa finale. Nel decreto è previsto anche lo stop alla pubblicità sui giochi e nel mirino di Di Maio ci sono anche le società che li gestiscono. “Non me ne frega niente che lo Stato fa soldi con il gioco d’azzardo legale – dice il ministro – non me ne frega neanche niente che le squadre di calcio o i giornali hanno i loro introiti dal gioco d’azzardo, perché spendiamo miliardi di euro della sanità per disintossicare dall’azzardopatia e curare la depressione. Il minimo sindacale da fare è eliminare la pubblicità e l’abbiamo eliminato”.
L’IRA DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA
Ma la reazione che arriva dal Mef è durissima: “Le relazioni tecniche sono presentate insieme ai provvedimenti dalle amministrazioni proponenti, così anche nel caso del decreto dignità, giunto al Mef corredato di relazione con tutti i dati, compreso quello sugli effetti sui contratti di lavoro della stretta anti-precari”, dicono fonti del Ministero dell’Economia, aggiungendo che “la Ragioneria generale dello Stato prende atto dei dati riportati nella relazione per valutare oneri e coperture”. Insomma – è la versione di via XX settembre – nessun intervento esterno. E viene difesa anche l’azione della Ragioneria dello Stato. La cifra “incriminata” (8mila posti di lavoro) era già presente nel testo arrivato dal ministero dello Sviluppo. Stima peraltro, ricordano le stesse fonti, che è frutto di un’elaborazione dell’Inps. Ma non basta. Anche l’ex ministro, Pier Carlo Padoan, si sente chiamato in causa dalle insinuazioni: “Non ho sentito quanto affermano dal M5s ma se insinuano che qualcuno della mia ex squadra si sia comportato scorrettamente, magari perché sobillato, lo respingo sdegnosamente: sarebbero accuse di gravità incredibile”, dice. “Il decreto dignità e la relazione tecnica sono predisposti dal ministero del Lavoro. Quanto allo spoil system, è nelle prerogative di ciascun ministro”.
LA REPLICA DI DI MAIO: “PERCHE’ IL MEF REAGISCE?”
“Sono veramente sbalordito”, controreplica Di Maio. “La prossima volta metterò sotto scorta il decreto quando lo mando in giro. Non ho capito perchè abbia reagito il Mef, io non ho nominato il Mef. Sto solo dicendo che non è la parte politica ad avere inserito quei numeri nella relazione tecnica”. Sullo sfondo il sospetto che in questo botta e risposta tra di Maio e il Mef ci sia il rapporto non proprio idilliaco tra i 5Stelle e il ministro Tria.
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