Decreto dignità, lo scontro continua. Boeri contro Di Maio e Tria: “Negazionismo economico”
Il giorno dopo la polemica sul decreto Dignità, i toni all’interno del governo sono più distesi ma la discussione prosegue. Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio fa sapere in una nota con giunta con lo stesso ministro dell’Economia Giovanni Tria «non ha mai accusato né il ministero dell’Economia e delle Finanze né la Ragioneria Generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al decreto dignità». Ma si legge ancora: «Certamente, però, bisogna capire da dove provenga quella “manina” che, si ribadisce, non va ricercata nell’ambito del ministero dell’Economia».
“Le stime dell’Inps sono discutibili”
In merito alla relazione tecnica che accompagna il decreto Dignità, «il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ritiene che le stime di fonte Inps sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili» prosegue la nota congiunta dei ministri. «I soliti poteri che si oppongono al #decretodignita’ ringraziano sentitamente il ministro Tria per la confusione che sta generando. Gli italiani no». Lo scrive su Twitter il senatore M5s Gianluigi Paragone, con un cinguettio precedente alla nota congiunta diramata dai ministri.
L’attacco di Boeri a Di Maio e Tria
La replica del presidente dell’Inps Tito Boeri arriva a stretto giro: «Le dichiarazioni contenute nella nota congiunta dei ministri Tria e Di Maio rivolgono un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici nel nostro paese e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del Parlamento e all’opinione pubblica. Nel mirino l’INPS, reo di avere trasmesso una relazione «priva di basi scientifiche» e, di fatto, anche la stessa Ragioneria Generale dello Stato che ha bollinato una relazione tecnica che riprende in toto le stime dell’Inps». «Quanto al merito – chiarisce Boeri – siamo ai limiti del negazionismo economico. Il provvedimento comporta un innalzamento del costo del lavoro per i contratti a tempo determinato e un aumento dei costi in caso di interruzione del rapporto di lavoro per i contratti a tempo indeterminato. In presenza di un inasprimento del costo del lavoro complessivo, l’evidenza empirica e la teoria economica prevedono unanimemente un impatto negativo sulla domanda di lavoro. In un’economia con disoccupazione elevata, questo significa riduzione dell’occupazione. È difficile stabilire l’entità di questo impatto, ma il suo segno negativo è fuori discussione. La stima dell’Inps – spiega ancora il presidente Boeri – è relativamente ottimistica. Prevede che il 10% dei contratti a tempo determinato che arrivano a 24 mesi di durata non vengano trasformati in altri contratti, ma diano luogo a flussi verso la disoccupazione riassorbiti al termine della durata della Naspi. Non si contemplano aggravi occupazionali legati alle causali. In termini assoluti l’effetto è trascurabile: si tratta dello 0,05% dell’occupazione alle dipendenze in Italia. Da notare che l’effetto, contrariamente a quanto riportato da alcuni quotidiani, non è cumulativo. In altre parole il numero totale non eccede mai le 8.000 unità in ogni anno di orizzonte delle stime. Se l’obiettivo del provvedimento era quello di garantire maggiore stabilità al lavoro e più alta produttività in futuro al prezzo di un piccolo effetto iniziale di riduzione dell’occupazione, queste stime non devono certo spaventare».
Salvini: “Boeri si dimetta se non è d’accordo”
«Il presidente dell’Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, che gli immigrati ci servono perché ci pagano le pensioni, che questo decreto crea disoccupazione» dice Matteo Salvini, interpellato sul decreto dignità a Mosca. «In un mondo normale se non sei d’accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell’Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti», aggiunge. «Se non sei d’accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo, ti dimetti. Così non è e va beh, noi siamo al governo e mi dispiace per chi ha perso le elezioni» afferma il ministro dell’Interno e vice premier Matteo Salvini in un incontro con la stampa italiana a Mosca, rispondendo a una domanda sulla relazione tecnica che accompagna il Dl Dignità e sulle stime di fonte Inps secondo cui il progetto farà perdere 8.000 posti di lavoro all’anno. Salvini inoltre dichiara di non sapere «se qualcuno dalla sera alla mattina ha tolto dei numeri, aggiunto dei numeri. So – prosegue – che è un decreto che mira a creare nuovi posti di lavoro e so per certo che ci sono alcuni organismi, penso all’Inps, con cui non ho da fare polemiche personali perché non mi interessano, che però hanno una visione della realtà che è assolutamente lontana da quella degli italiani, da quella del mondo del lavoro, del mondo delle pensioni».
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