Gli assassini sono altri

Qualche giorno fa avevamo previsto che alla prima fotografia di un bambino morto in mare per mancanza di soccorsi il nostro governo avrebbe avuto tutti addosso.

Ieri è accaduto, per mano degli spagnoli di Open Arms, l’Ong taxista di immigrati messa al bando dai porti italiani. Una sua nave ha intercettato al largo della Libia una zattera con a bordo una donna viva e un’altra morta insieme al suo bambino.

Le fotografie, prontamente scattate e fatte circolare via Internet, sono sconvolgenti come qualsiasi immagine di morte e disperazione. I volontari del mare, sostenuti dai soliti Saviano e compagni, le hanno buttate in faccia a Salvini questo sì è un uso strumentale delle disgrazie – dandogli dell’assassino di donne e bambini. Perché, a loro dire, la messa al bando delle Ong decisa dal governo ha lasciato il destino dei naufraghi in mano alla Guardia costiera libica, che non è esattamente un modello di efficienza e umanità.

Che cosa in realtà sia successo non è chiaro. Secondo il ministero degli Interni potrebbe trattarsi di una fake news, cioè di una storia costruita ad arte per creare un caso politico. Capiremo di più nelle prossime ore. Ma una cosa è certa già da ora: Matteo Salvini non è un assassino e gli italiani non vorrebbero mai vedere immagini di questo genere. La colpa di quelle morti va cercata altrove, e la catena di colpe è assai lunga: i governi africani corrotti che affamano la loro gente; i governi africani che permettono il passaggio di carovane di disperati lucrandoci pure sopra; le mafie africane (e non solo) che si arricchiscono su questo traffico; l’irresponsabilità di giovani madri che mettono così a rischio la vita dei loro figli; la comunità internazionale, Onu in testa, che si rifiuta di intervenire con forza e decisione.

Matteo Salvini ha qualche responsabilità in uno di questi problemi? Non penso proprio. Salvini sta rischiando molto e sta tirando un filo che se si spezzasse potrebbe mettere in difficoltà politiche ed etiche l’Italia e gli italiani? Sì, è vero, perché in un mondo globale e in costante diretta video non puoi pensare di dovere e potere rispondere del tuo operato solo ai tuoi elettori.

Tutta la pietà del mondo, usiamo le leve della nostra civiltà ma teniamo il punto. Sappiamo bene da che parte stanno i buoni e da quale i cattivi, dove sta la legalità e dove l’illegalità. Siamo – anche Salvini lo è – dalla parte giusta.

IL GIORNALE

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