Alitalia, ritorno al futuro con lo Stato al 51%. Il governo: “L’italianità è fondamentale”

nicola lillo
roma

Il punto fondamentale nel futuro di Alitalia è «l’italianità». Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli sembra riprendere le parole di Silvio Berlusconi, che nel 2008 mise insieme i «capitani coraggiosi» per tentare il rilancio della compagnia evitando l’arrivo di Air France. Questa volta però il progetto non è di trovare capitali privati italiani, ma nazionalizzare direttamente la compagnia, «tornando a farla diventare di bandiera con il 51% in capo all’Italia e con un partner che la faccia volare». Il piano è stato svelato da Toninelli che lavora sul dossier insieme al ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio. L’ipotesi allo studio sarebbe quella di coinvolgere la Cassa depositi e prestiti – in attesa della nomina dei vertici – ma anche aziende pubbliche che possono avere a che fare direttamente o indirettamente con l’azienda, spiega una fonte di governo. Il nome in prima fila è quello delle Ferrovie dello Stato, ipotesi inizialmente smentita da Di Maio ma che sarebbe allo studio di alcuni esponenti del governo, soprattutto in virtù del fatto che verrà nominato il nuovo amministratore delegato entro fine mese.

 

Primo segnale ai commissari

Un’operazione complessa e ancora in fase di studio, conferma il premier Giuseppe Conte: «Prenderemo in mano il dossier a breve e ci confronteremo». Intanto però il primo vero segnale ai tre commissari straordinari della compagnia – Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari – è arrivato. Nel prossimo incontro con il governo, il 27 luglio, la terna riceverà dunque la prima indicazione, proprio come Gubitosi aveva chiesto appena alcuni giorni fa: e cioè che la metà più uno dell’azionariato rimarrà in Italia. I membri del governo stanno approfondendo il dossier grazie ai documenti consegnati dall’azienda nell’ultimo appuntamento e la situazione sarebbe un po’ più chiara: i ricavi sono aumentati (+10% di ricavi da passeggeri a giugno) e le perdite dimezzate, anche se la compagnia continua a perdere. Il governo per bocca del sottosegretario ai Trasporti, il leghista Armando Siri, si dice pronto «a incontrare i partner interessati». E cioè Lufthansa, Easyjet e WizzAir. Ancora da capire però se queste aziende siano disposte ad accettare il 49% della compagnia, restando in minoranza nell’azionariato.

 

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Il faro dell’Ue

Di Maio intanto assicura che «mi spenderò in prima persona con tutti i player internazionali per trovare un futuro all’azienda». Ribadendo che «stiamo analizzando tutte le informazioni economiche e finanziarie per individuare i responsabili della situazione attuale». Nonostante però le idee siano ancora poco chiare, ci sono dei tempi da rispettare. La compagnia va venduta entro il 31 ottobre, mentre a metà dicembre scade il termine per la restituzione del prestito ponte da 900 milioni, intaccato per circa 150 milioni.

 

Su questo punto c’è il faro dell’Antitrust europeo, che ha aperto un’indagine approfondita per valutare se il prestito costituisca un aiuto di Stato e se sia in linea con le norme dell’Ue. Nel caso in cui il governo decidesse di entrare direttamente nell’azienda, si aprirebbe un nuovo complesso capitolo nei già difficili rapporti tra Roma e Bruxelles.

LA STAMPA

 

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