Caro dottore, questo Paese è un bordello
Caro dottore, il grande Giuseppe Prezzolini diceva: «I cittadini italiani si dividono in due categorie: i fessi e i furbi. Colui che sa, è un fesso, colui che riesce senza sapere è un furbo. I primi hanno dei principi, i secondi dei fini». Non si offenda, ma il suo curriculm parla chiaro. Lei appartiene alla categoria dei fessi che hanno creduto in un sogno e che sogno il suo – non avendo calcolato che in Italia, parole di Indro Montanelli «il bordello è l’unica istituzione dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto».
Quindi uno con le sue qualità e capacità se fosse nata con le tette e disinvolta oggi sarebbe ricco. Invece è nato uomo e ha voluto fare il medico. Un momento di debolezza che ora paga e non deve lamentarsi se una ragazzina compaesana del ministro Di Maio e fidanzata con il suo braccio destro guadagna al primo impiego, per fare la segretaria, più di lei medico scrupoloso ed esperto a fine carriera. E lo stesso vale per il segretario del ministro della Giustizia Bonafede, tale Daniele Longo, anni 35, nove dei quali impiegati per laurearsi (non in fisica nucleare, banalmente in giurisprudenza).
I grillini le avevano promesso che avrebbero cambiato il mondo a suo favore. Non so lei, ma in tanti hanno abboccato e molti sono ancora convinti di avere fatto svoltare il Paese. Boccaloni e illusi. Questi sono peggio degli altri perché ai riti della vecchia casta aggiungono l’arroganza e l’inesperienza della gioventù. Il loro concetto di «merito» è conoscere le persone giuste al momento giusto. Ma, caro dottore, non si abbatta e tenga duro. Prima o poi riusciremo ad avere un Paese dove i medici pubblici, e perché no gli insegnanti, torneranno sul piedistallo sociale ed economico.
Perché senza di voi tutti noi non andiamo lontano nella vita, né in età né in qualità.
IL GIORNALE