Marchionne è malato, il ricovero un mese fa in Svizzera.

Nel suo discorso per la presentazione del piano industriale di Fca 2018-2022 Sergio Marchionne ha parlato di coraggio. «Tutti i cambiamenti che si prospettano non rappresentano una minaccia» ha detto. «In Fca abbiamo imparato a vivere nell’incertezza e siamo pronti a ogni eventualità». E’ stato meno di due mesi fa, il primo giugno. Ora più che mai quelle parole scelte per l’azienda valgono anche per lui, per la sua vita, per il coraggio che gli serve e per l’incertezza di cui è fatto, adesso, il suo tempo.

Il numero uno di Fiat Chrysler Automobiles è dietro qualcuna di queste mille finestre, di una clinica di Zurigo. E’ nel silenzio ovattato di qualche stanza anche se alla reception negano che sia qui. Accanto a lui la compagna di vita è al suo capezzale dal giorno del ricovero, il 28 di giugno. Quell’ «uomo illuminato», come lo ha definito ieri il presidente di Fca John Elkann, è arrivato in Svizzera fisicamente sfinito. Chi lo conosce aveva già notato la sua stanchezza durante quel discorso per il piano industriale. Ancora di più il 27 giugno durante la sua ultima apparizione in pubblico, per la presentazione della nuova Jeep Wrangler che avranno in dotazione i carabinieri.

L’ha presentata al Comando generale dell’Arma con il sorriso sulle labbra, come sempre, ma — dice adesso chi c’era — «si vedeva che era fiacco, pallido». Ha voluto esserci lo stesso, subito dopo è partito per Zurigo. Ieri pomeriggio le voci incontrollate sulle sue condizioni di salute hanno trovato un primo punto fermo nel comunicato della stessa Fca.

Non più una convalescenza prolungata per un intervento alla spalla destra, come si sapeva da giorni, ma uno scenario decisamente peggiore. Il gruppo ha fatto sapere «con profonda tristezza» di non meglio precisate «complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore». Diventate tanto gravi al punto da renderne impossibile il ritorno al lavoro, si è specificato più tardi. Le parole di quel comunicato hanno fatto pensare al peggio e la nota personale diffusa da John Elkann va nella stessa direzione. «Sono profondamente addolorato per le condizioni di Sergio» dice quella nota. «Si tratta di una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia. Il mio primo pensiero va a lui e alla sua famiglia». E poi parole per ricordarlo, come se non ci fosse più: «Quello che mi ha colpito di Sergio fin dall’inizio — scrive il presidente di Fca —- furono le sue qualità umane, la sua generosità e il suo modo di capire le persone. Per me è stato un uomo illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile. Una persona di cui fidarsi, un mentore e, soprattutto, un amico (…) Per me è stato un privilegio avere Sergio al mio fianco per tutti questi anni». Il suo amico Maurizio Arrivabene, team principal della Ferrari, ieri in pista ad Hockenheim, ha detto commosso «Io e la squadra gli dedichiamo la pole di oggi, visto che per la gara di domani non c’è certezza». Quel domani è già qui. Più incerto di sempre.

CORRIERE.IT

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