Piazza Affari maglia nera Ue. La galassia Agnelli brucia oltre 2 mld

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Milano chiude come peggior listino del Vecchio Continente, con un passivo dello 0,86%, appesantito dalla galassia Agnelli che, dopo la drammatica uscita di scena di Sergio Marchionne, ha bruciato in una sola seduta oltre 2,3 miliardi di euro. Il tutto in una seduta comunque debole per le Borse del Vecchio Continente, appesantite dalle tensioni geopolitiche Usa-Iran e dai persistenti timori legati ai dazi che penalizzano anche Wall Street. A Piazza Affari la peggiore dell’Ftse Mib è Ferrari (-4,9%) che dovrà presentare il nuovo piano industriale in settembre, seguita da Exor (-3,2%), Stmicroelectron (-2,2%) e Cnh Industrial (-1,7%) mentre Fiat Chrysler Automobiles – che registra anche le dimissioni del capo dell’Europa, Alfredo Altavilla – limita le perdite a -1,5% dopo un apertura choc a -5%. Enel cede il 3,6% ma pesa lo stacco cedola. Tra i migliori, invece, Leonardo – Finmeccanica che recupera l’1,5% dopo il terreno perso venerdì, Mediobanca (+1,3%) e Unicredit (+0,4%) dopo che l’Autorità bancaria europea ha risposto alle richieste dell’hedge fund Caius Capital e ha deciso di non aprire un’indagine sulla questione dei cashes. Sul resto del listino, Banca Carige perde il 4,6% pagando la bocciatura della Bce sul piano per il capitale. Sul fronte valutario, l’euro si rafforza sul biglietto verde e si assesta a 1,1701 dollari, dopo l’apertura a 1,1718 dollari, contro gli 1,167 della chiusura di venerdì. La moneta unica è scambiata a 130,31 yen (130,94) mentre il cambio dollaro/yen viaggia a quota 111,39. Torna a salire il prezzo del petrolio: i future del Wti a settembre salgono dello 0,47% a 68,58 dollari al barile.

Ferrari la peggiore, Fca tiene botta
La galassia Agnelli “brucia” 2,3 miliardi circa nella prima seduta dopo la drammatica uscita di scena di Sergio Marchionne, le cui condizioni di salute sono precipitate nel corso del week end. La capitalizzazione combinata di Cnh Industrial, Exor, Fca e Ferrari venerdì scorso si attestava infatti quasi a quota 74,4 miliardi mentre oggi, in chiusura, è scesa poco sopra 72. La peggiore è stata Ferrari, in cui Marchionne avrebbe mantenuto le cariche di presidente e Ceo fino al 2021 e chiamata a presentare il piano industriale in settembre: la “Rossa” – anche dopo la beffa subita ieri al Gp di Hockenheim da Sebastian Vettel – ha chiuso in ribasso del 4,88% a 113,95 euro, scontando comunque secondo gli esperti un prezzo di Borsa su multipli elevati e il lungo rally da inizio anno. Exor ha ceduto il 3,2% a 54,7% e Cnh l’1,7% a 8,67 euro. Infine Fiat Chrysler, in cui il capo di Jeep Mike Manley ha già preso le redini del comando, che dopo un’apertura choc a -5% ha archiviato la seduta con una buona tenuta e cedendo solo l’1,5% a quota 16,17 euro nonostante anche le dimissioni del capo per l’Europa, Alfredo Altavilla, ufficializzate in mattinata.

Per analisti nuovo focus sull’M&A, cambio al vertice sorpresa negativa
L’era Marchionne a Fca è finita nel modo più improvviso e inaspettato. Secondo gli analisti di Equita, le scelte per i sostituti vanno «nel segno della continuità». In particolare, per quanto riguarda il nuovo Ceo Mike Manley, «la scelta è ragionevole». Per quanto riguarda Cnh continua la ricerca del nuovo Ceo (oramai da 4 mesi), «resta un alone di incertezza (quanto meno sulla strategia relativa a spin-off)». Equita sottolinea inoltre che «alla luce dei successi degli ultimi 14 anni, l’uscita di Marchionne è indubbiamente una grave perdita», che potrebbe pesare «soprattutto su Fca, allontanando il potenziale upside da M&A (conoscendo le qualità di negoziatore di Marchionne), a meno che prevalga lo scenario di un’accelerazione del disimpegno da parte di Exor anche senza massimizzare». L’effetto dell’uscita del manager si potrà sentire «temporaneamente su Ferrari perché parte da valutazioni elevate, ritenendo che le caratteristiche uniche del brand vengano preservate» e «meno su Cnh che recentemente ha già sofferto sia per fattori macro (dazi e debolezza prezzi commodity agricole) che mancanza di chiarezza sul nuovo Ceo». Per Banca Akros, l’improvvisa uscita di Sergio Marchionne, «la leadership di FIat Chrysler si è indebolita» e per questo «è possibile che riparta un po’ di speculazione legata all’M&E». Il peggioramento delle condizioni di Marchionne ha accelerato un processo già stabilito (quello cioè della successione al manager avvenuta però con un anno di anticipo, ma gli esperti non sono «però sicuri al 100% che l’esito di tale processo sarebbe stato identico. In ogni caso, la notizia rappresenta una sorpresa negativa». Banca Akros ha abbassato il target di prezzo a 22,5 euro da 25 e ha cambiato la raccomandazione da buy ad accumulate. Il mercato auto, peraltro, è stato penalizzato dalle tensioni sui dazi: questa settimana il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker andrà alla Casa Bianca per cercare di convincere il presidente americano Donald Trump a non imporre tariffe sulle importazioni di auto europee.

A Piazza Affari male St, giù Carige dopo bocciatura Bce
Tra le peggiori del listino ci sono anche Enel, su cui pesa lo stacco cedola, e Stmicroelectronics, che arretra dopo i guadagni della settimana scorsa. Fuori dal listino principale, Banca Carige cede circa il 6% dopo la bocciatura della Bce al piano sul capitale: l’Eurotower ha chiesto all’istituto di presentare un nuovo piano entro il 30 novembre per il ripristino dei requisiti patrimoniali suggerendo alla banca di valutare anche «un’aggregazione aziendale». Francoforte chiede infatti una «leadership forte per superare le divergenze esistenti e far sì che il consiglio di amministrazione si allinei alle decisioni strategiche necessarie». Carige dal canto suo ha confermato che il cda del 3 agosto convocherà l’assemblea in questione per il mese di settembre. Unicredit chiude positiva in controtendenza con il Ftse Mib, dopo che l’Autorità bancaria europea ha risposto alle richieste dell’hedge fund Caius Capital e ha deciso di non aprire un’indagine sulla questione dei cashes (strumenti ibridi usati dalla banca in relazione all’aumento di capitale del 2008).

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Dati Usa misti, bene il manifatturiero nell’area di Chicago, male vendite case
L’attività economica nazionale americana ha accelerato il passo a giugno dopo la frenata di maggio. L’indice che ne misura la performance, stilato dalla Federal Reserve di Chicago, si è attestato a +0,43 punti da -0,45 punti del mese precedente. L’indice è un paniere ponderato di 85 indicatori dei vari settori economici. Le vendite di case esistenti negli Stati Uniti a giugno sono invece inaspettatamente calate. E’ stato il terzo mese di fila in ribasso, segno di come un aumento dei prezzi e dei tassi sui mutui insieme a una offerta limitata stiano frenando gli acquisti. L’indicatore, stilato dall’associazione di settore National Association of Realtors (Nar), è sceso dello 0,6% mensile a un tasso annualizzato di 5,38 milioni di unità. Gli analisti attendevano un rialzo a 5,45 milioni di unità. Su base annuale c’è stato un calo del 2,2%. Il prezzo mediano di una casa esistente a giugno è cresciuto su base annua del 5,2% a 276.900 dollari. Per esaurire completamente le case disponibili per la vendita servirebbero 4,3 mesi contro i 4,2 del giugno del 2017.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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