Condono, Tria più vicino a Cottarelli che a Salvini: “Recupero possibile solo su 50 miliardi”

MILANO –  Sul condono, o pace fiscale come preferisce chiamarla il governo, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è più vicino all’ex commissario della spesa Carlo Cottarelli che a Matteo Salvini. E le somme che sarà possibile ottenere saranno sensibilmente inferiori a quanto auspicato dalla Lega nel suo programma di governo. Rispondendo al question time alla Camera, Tria ha spiegato che “in merito al magazzino si segnala che il valore contabile residuo dei crediti è molto alto e pari quasi a 800 miliardi, ma si stima che l’ammontare su cui effettivamente si possa tentare il recupero sia assai più limitato, pari a circa 50 miliardi”.

È quella quindi la cifra da cui il governo potrà partire, anche se l’effettivo incasso dipenderà dall’aliquota fissa che si deciderà di applicare, ben inferiore alle cifre ipotizzate dai leghisti che in campagna elettorale si erano spinti a ipotizzare una base possibile di 650 miliardi di euro. Una stima contestata alcune settimane fa dall’ex commissario per la revisione della Spesa, Carlo Cottarelli, secondo cui la cifra realmente aggredibile si attestava a non più di 51 miliardi. Gli stessi numeri utilizzati oggi da Tria.

Che Matteo Salvini contasse sulla “pace fiscale” per finanziare la flat tax era chiaro fin dal programma elettorale della Lega, che metteva il condono fiscale tra i primissimi provvedimenti. “Equitalia”, era il ragionamento della Lega nel programma, “ha accumulato crediti per 1058 miliardi di euro verso quasi 21 milioni di contribuenti. Di questi, 138 miliardi di euro sono dovuti da soggetti falliti, 78 miliardi di euro da persone decedute e imprese cessate. E per altri 28 miliardi di euro “la riscossione è sospesa per forme di autotutela”. A questo punto, aveva messo nero su bianco il partito di Salvini, “il risultato, se si vuole escludere totalmente i cosiddetti nul­latenenti, è che restano 650 miliardi di euro che potrebbero essere riscossi a condizione che le modalità siano effettivamente percorribili”.

La flat tax, tuttavia, sarà inserita già a partire dalla legge di Bilancio che il governo approverà in autunno. “La flat tax – ha spiegato Tria – si inizierà a implementare fin dalla prossima legge di bilancio, secondo un cronoprogramma graduale il cui contenuto di dettaglio è allo studio”. Tria ha ribadito che la flat tax sarà composta da una semplificazione strutturale del sistema fiscale e da “un alleggerimento del prelievo da perseguire gradualmente e compatibilmente con spazi finanziari”.

Quanto ad un altro dei provvedimenti previsti da contratto di governo, la cosiddetta “pace fiscale”, cioè lo stralcio delle cartelle pagando soltanto una quota fissa, il ministro si è mantenuto cauto sulla base da cui concretamente si potrebbe aggiungere.  “In merito al magazzino si segnala che il valore contabile residuo dei crediti è molto alto e pari quasi a 800 miliardi ma si stima che l’ammontare su cui effettivamente si possa tentare il recupero sia assai più limitato, pari a circa 50 miliardi”. Il ministro si allinea così a quanti, come l’ex commissario per la revisone della spesa Carlo Cottarelli, avevano indicato come eccessive le previsioni di incasso dalla pace fiscale

Il ministro ha poi confermato che ritoccherà al rialzo il deficit rispetto a quanto previsto dal precedente governo, spiegando che il governo ha avviato un dialogo con la Commissione europea “con l’intento di rivedere l’obiettivo di deficit programmatico”. Tria ha comunque assicurato che si tratterà di una revisione “limitata” e “non può comportare una non diminuzione del debito” e un peggioramento del saldo strutturale. In ogni caso, ha precisato, “non si supera il 3% del Pil”.

REP.IT

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