Lavoro, il Nordest è in rivolta. Gli azzurri a caccia dei delusi

Confindustria, Unioncamere, Assindustria, Confartigianato continuano a far risuonare la loro protesta a più voci contro il dl Dignità.

L’epicentro della rivolta è sempre più il Veneto dove la pressione degli imprenditori sulla Lega cresce di intensità giorno dopo giorno. E se Matteo Salvini a colloquio con Silvio Berlusconi provava a stemperare la questione – «è una strumentalizzazione» – Luca Zaia in una intervista al Messaggero esce allo scoperto e sottolinea le criticità, i rischi e le negative conseguenze occupazionali legate all’applicazione del decreto che rischiano di scaricarsi sul tessuto imprenditoriale locale.
La Lega, insomma, ribolle e il governatore veneto usa parole poco concilianti: «Il decreto non può restare così com’è uscito dal Consiglio dei ministri, deve cambiare. I Cinquestelle sono i materiali artefici di questa partita. La palla adesso passa a loro».

Il cammino del decreto, però, prosegue e da lunedì sarà l’aula di Montecitorio a dire l’ultima parola dopo la conclusione del lavoro svolto in Commissione. E proprio in Commissione Forza Italia ha segnato ieri un punto importante con l’approvazione all’unanimità dell’emendamento presentato dall’azzurro Simone Baldelli per la compensazione tra debiti e crediti per le aziende nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Di fronte alla rabbia del Nord-Est sia Forza Italia che Fratelli d’Italia giocano la carta dell’ascolto delle ragioni degli imprenditori, richiamandosi alla stella polare del programma del centrodestra. Lunedì Giorgia Meloni sarà a Verona. Antonio Tajani, invece, terrà a Mestre una conferenza stampa contro il decreto per illustrare l’azione del partito finalizzata a «riscrivere completamente il testo o per ottenerne il ritiro». «Contro il decreto disoccupazione. Da una parte sola: dalla parte del lavoro e dalla parte delle imprese», questo il titolo dell’incontro di Mestre convocato anche in seguito alle proteste dei 600 imprenditori veneti e di tutte le categorie produttive del Paese e della Regione. Protagonisti oltre a Tajani saranno Renato Brunetta, Elisabetta Gardini, Niccolò Ghedini, Adriano Paroli, senatore azzurro e commissario di Forza Italia in Veneto. E poi i parlamentari veneti come Raffaele Baratto, Davide Bendinelli, Dario Bond, Roberto Caon, Piergiorgio Cortelazzo, Marco Marin, Lorena Milanato, Pierantonio Zanettin, Andrea Causin, Antonio De Poli, Massimo Ferro e Roberta Toffanin oltre a sindaci e amministratori locali.
«La superficialità di questo governo lo rende sordo a tutto» dice Marco Marin. «Anche alle osservazioni che provengono da chi il lavoro lo crea davvero. Cioè da quel nordest produttivo che ogni giorno sottolinea quanto questo provvedimento sia negativo per le imprese e i lavoratori. Con il voto in Parlamento ognuno si assumerà le proprie responsabilità. E in modo chiaro e inequivocabile dirà dove e con chi sta. Anche nei confronti di tutte le associazioni di categoria che in questi giorni hanno ampiamente previsto e annunciato tutti i danni che determinerà l’eventuale approvazione del decreto dignità. È proprio il caso di dire: errare è umano ma perseverare sarebbe diabolico».

IL GIORNALE

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