Tav, Nord in rivolta. Imprese e sindacati contro i grillini
È una vera rivolta quella partita contro il governo sulla Tav. L’idea di abbandonare la Torino-Lione lascia perplessi gli stessi alleati della Lega e provoca un coro di proteste che unisce praticamente tutti i partiti, i sindacati e gli imprenditori. Non basta la mezza frenata di Palazzo Chigi, che fa trapelare che il dossier non è ancora sul tavolo del premier Giuseppe Conte e che ogni decisione sarà «condivisa» e «in linea con il contratto di governo».
Il cantiere dell’Alta velocità di Chiomonte (Torino). Fino a oggi, tra Italia e Francia, è stato scavato il 14% dei tunnel previsti. Da sempre favorevole all’uscita dall’euro, il M5S ha cambiato idea. Conte ha detto che la moneta unica non si discute. Ma Grillo è tornato alla carica per un referendum
Imprenditori sulle barricate
Sulle barricate anche gli imprenditori. Gli industriali di Torino, con il presidente Dario Gallina, si dicono «allibiti» perché «bloccare la Tav sarebbe un gesto autolesionistico, una disgrazia». Per il presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli «le contraddittorie e irrituali dichiarazioni sul futuro della nuova linea Torino Lione sorprendono e creano estrema inquietudine». Il presidente di Api Torino, Corrado Alberto definisce «assurda, inaccettabile e demenziale» l’ipotesi dello stop ai cantieri. Contrari anche Cisl e Uil, che si schierano con i segretari Annamaria Furlan («Sarebbe una sciagura») e Carmelo Barbagallo («Non possiamo rinunciare»). Tace Susanna Camusso, ma si schierano contro il blocco dei cantieri anche gli edili della Fillea-Cgil.
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Governatori in campo
Il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino chiede ai leghisti «di insorgere e bloccare questa deriva anti-piemontese, contraria agli interessi del Nord-Ovest e dell’intero Paese». Il segretario Pd Maurizio Martina parla di «follia che pagherà il Paese intero», Fi con Mara Carfagna accusa M5S di «buttare i soldi degli italiani» e per Giorgia Meloni di Fdi sarebbe «un passo indietro». Ma Luigi Di Maio si dice «tranquillissimo» perché «nel contratto di governo c’è scritto tutto. Il ministro Toninelli deciderà quando andare a parlare con l’omologo francese per avviare le contrattazioni».
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