Decreto Dignità, adesso è legge: ecco cosa cambia

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I contratti a termine, limite di 24 mesi

La parte più importante del decreto convertito in legge ieri riguarda il lavoro. La durata massima del contratto a termine scende da tre a due anni, il numero massimo delle proroghe da 5 a 4. Vengono reintrodotte le causali ma solo dopo i primi dodici mesi. Ai contratti in essere queste novità si applicheranno solo a partire dal primo novembre. Confermato, ma con risorse al momento insufficienti che potrebbero essere aumentate con la legge di Bilancio, lo sconto sui contributi per le aziende che assumono con un contratto stabile lavoratori con meno di 35 anni. Questo incentivo potrà essere utilizzato anche dalle famiglie che assumeranno colf, baby sitter o badanti, sempre a patto che abbiano meno di 35 anni. Per le famiglie si stima un risparmio fino a 500 euro l’anno. Il meccanismo va dettagliato con un provvedimento successivo. Ma, a differenza del passato, il lavoro domestico non viene escluso.

Le scommesse e i giochi, vietati gli spot

Viene introdotto il divieto di pubblicità per le società che si occupano di giochi e scommesse. Chi lo viola dovrà pagare una sanzione pari al 20% del valore del contratto. Il divieto riguarda anche i contratti in essere, che decadranno un anno dopo l’entrata in vigore del provvedimento.

Il mondo dello sport, dalla Lega seria A al basket e e al volley, si dice «preoccupato» per l’impatto che la riforma avrà sulle risorse a disposizione del settore. Per alcuni aspetti il gioco viene equiparato al fumo: per scommettere sulle slot machine sarà necessario inserire nelle macchinette il codice fiscale, in modo da dimostrare di essere maggiorenni. Sui Gratta & vinci, invece, diventerà obbligatorio mettere la scritta «Il gioco nuoce gravemente alla salute», che dovrà coprire almeno il 20% del tagliando. Viene aumentato, in due tranche successive, anche il Preu, la tassa che si applica sempre alla aziende del settore.

Maxi-sanzioni per le aziende che delocalizzano

Vengono rafforzate le misure per frenare le delocalizzazioni. Alle aziende che hanno ricevuto aiuti di Stato e che spostano fuori dall’Unione Europea le loro attività prima che siano trascorsi 5 anni dalla fine degli investimenti agevolati, arriveranno sanzioni da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto. Anche l’incentivo andrà restituito, con interessi maggiorati fino a 5 punti percentuali. Il recupero riguarda anche l’iperammortamento, a meno che il bene acquistato dall’azienda non sia stato utilizzato all’estero solo temporaneamente. L’utilizzo dei nuovi voucher, i buoni per pagare i lavoratori a ore, viene esteso alle strutture del turismo fino a 8 dipendenti, prima erano 5. Come già previsto finora, potranno essere utilizzati come forma di pagamento per il lavoro di pensionati, disoccupati, studenti fino a 25 anni . Viene semplificato il loro utilizzo per il settore dell’agricoltura.

Fisco, revisione del redditometro e semplificazione

Nel decreto c’è anche un pacchetto di misure che riguarda il Fisco. Lo split payment, cioè il trattenimento diretto dell’Iva da parte dello Stato nei rapporti con i suoi fornitori, viene abolito ma solo per professionisti. La misura era stata introdotta per contrastare l’evasione fiscale. Il calo del gettito viene compensato dall’aumento della tassazione sui giochi e con fondi a disposizione dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico. Per lo spesometro, che riguarda le partite Iva, viene rinviata la scadenza per l’invio dei dati del terzo trimestre a febbraio 2019, insieme quindi all’invio dei dati del quarto trimestre. C’è poi una revisione del redditometro, strumento però di fatto già abbandonato dal Fisco. Anche nel 2018 imprese e professionisti potranno compensare i loro debiti fiscali con i crediti che hanno nei confronti della pubblica amministrazione.

CORRIERE.IT

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