Pensioni, far partire quota 100 costerà quattro miliardi. Dalla pax fiscale ne arrivano 3,5
Oggi nuovo vertice (allargato) di governo sulla legge di Bilancio. Una riunione per mettere a punto i temi principali di un lavoro che verrà poi chiuso dopo la pausa estiva, e dare vita al provvedimento che dovrebbe contenere – sia pure in forma molto embrionale – i tre punti di fondo del programma di governo giallo-verde. Ovvero, flat tax (ma solo per i liberi professionisti), reddito di cittadinanza (ma solo per avviare il sistema di monitoraggio e di pagamento dell’assegno attraverso i centri per l’impiego), e la modifica (molto modesta) della legge Fornero sulle pensioni. Come ha detto a Radio 24 il vicepremier e ministro di Lavoro e Sviluppo economico Luigi Di Maio, «mettiamo sul tavolo il reddito di cittadinanza, la flat tax e poi la Legge Fornero. Ieri intanto è stata depositata la proposta di legge per il taglio delle pensioni d’oro. Credo sarà approvata per settembre-ottobre e daremo soldi ai pensionati al minimo». Al vertice e al Consiglio dei ministri in programma per la serata per la Lega ci sarà il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, e non Matteo Salvini. Ci sarà anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che suggerirà come ha fatto in queste settimane cautela e prudenza.
Uno dei passaggi per intervenire sulle regole previdenziali ed innalzare – si vedrà di quanto e per quanti pensionati – l’assegno minimo, oggi intorno ai 450 euro lordi, è il taglio delle cosiddette «pensioni d’oro». Il piano è quello di imporre a una platea di circa 100mila persone – che godono di un reddito previdenziale complessivo superiore ai 4000 euro mensili netti – il ricalcolo contributivo. La norma verrà inserita in un collegato che marcerà parallelamente alla legge di Bilancio. Sembrava una materia cara solo ai Cinque Stelle, ma intanto ieri la Lega ha presentato al Senato una proposta di legge che, dice il presidente dei deputati della Lega Riccardo Molinari, «prevede il ricalcolo sul retributivo delle pensioni e dei vitalizi per la parte eccedente gli 80mila euro l’anno lordi».
Oggi si parlerà anche di come mettere in moto il meccanismo per rendere più facile l’uscita anticipata verso il pensionamento. I soldi a disposizioni sono tuttavia pochi: si parla di 4 miliardi, che saranno inseriti nella legge di Bilancio. Risorse modeste che limiteranno la platea di chi potrà smettere di lavorare, con 64 anni di età e una soglia minima di anni di contribuzione previdenziale. Si potranno conteggiare soltanto due anni di contributi figurativi.
Da gennaio del 2019 dovrebbe partire la sanatoria per le cartelle fiscali. La cosiddetta «pace fiscale» potrebbe essere inserita anche nel decreto fiscale collegato che dovrebbe anche quest’anno accompagnare la legge di Bilancio. Si stanno ancora studiando i dettagli anche per evitare, viene riferito, che si sovrapponga alla rottamazione delle cartelle ancora in corso. Il gettito atteso è di 3,5 miliardi. La flat tax invece partirebbe dai professionisti: un ddl già presentato dalla Lega estende il regime minimo-forfettario del 15% a tutte le partite Iva con un volume d’affari tra i 65mila e i 100mila euro.
Intanto, esplode il caso del Piano Periferie. Varato due anni fa dai governi Renzi e Gentiloni – ma mai partito nonostante i 2 miliardi stanziati – il piano per riqualificare le periferie urbane sarà rinviato per altri due anni, fino al 2020. Un rinvio che ha il sapore del bacio della morte per il provvedimento, visto che i soldi risparmiati saranno destinati a investimenti degli Enti locali. Contro questa decisione protesta però il presidente dell’Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro: su questa misura erano già state firmate dai Comuni 120 convenzioni, e i sindaci «potrebbero diffidare la presidenza del Consiglio ad adempiere a quanto deciso e sottoscritto dal governo. Davvero non vorremmo essere costretti ad arrivare a tanto. Ma pretendiamo chiarezza».
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