Sbarchi, Spagna già si pente: niente feste e regole più dure per i migranti
Quando due mesi fa la Aquarius di Sos Mediterranée sbarco al parto di Valencia, ad attendere gli oltre 600 migranti c’erano circa 2mila persone festanti.
La Spagna schierò volontari, funzionari governativi e interpreti, tutti sulla banchina pronti ad aplaudire i profughi respinti dall’Italia brutta e cattiva. Si presentarono pure seicento i giornalisti accreditati.
Il premier Sanchez era all’inizio del suo mandato e quello fu un banco di prova importante. Fece una decisione contrapposta a quella di Salvini, ma in linea con gli altri capi di Stato Ue, dalla Francia di Macron alla Germania di Angela Merkel. Le cancellerie erano tutti scandalizzate dal muro imposto dal Viminale e si trovarono concordi nel lodare (cit. Junker) “l’empatia” e la “l’impressionante solidarietà attiva” di Madrid. Insomma: con la Aquarius Sanchez si fece bello di fronte al mondo, mostrandosi come il leader accogliente cui la sinistra europea può guardare con ammirazione.
Poi però il sogno si è trasformato in un incubo. Oggi la Spagna supera l’Italia per quantità di immigrati sbarcati (22mila persone registrate contro le circa 18mila del Belpaese) e Ceuta è stata nuovamente presa d’assalto. Dopo gli iniziali entusiasmi, Sanchez ha dovuto fare i conti con le proteste della destra che cavalca i mal di pancia degli elettori. Il nuovo leader del Partito Popolare, Pablo Casado, ha chiesto al premier “responsabilità senza demagogia” e lo tallona senza sosta. “Non possiamo assorbire i milioni di africani che cercano in Europa un futuro migliore”, ha detto il “Salvini” madrileno. E Sanchez si è dovuto un po’ adeguare.
A ben vedere la Spagna non era neppure pronta a resistere all’urto di un’ondata migratoria così violenta. A Medina, Sidonia, Chiclana de la Frontera e altre città del sud, come spiegava ilGiornale, i migranti vagano senza meta. Il sistema rischia il collasso e le autorità faticano a identificare tutte le persone correttamente. Un po’ come l’Italia tre anni fa, all’inizio del grande flusso mediterraneo.
Per questo il governo madrileno ha chiesto aiuto all’Ue (incassando 55 milioni cash) e nel silenzio ha abbandonato la linea dell’accoglienza buonista. Mentre ai migranti della Aquarius venne garantito uno status di eccezionalità, da ieri le nuove regole prevedono di trattare tutti gli stranieri che approdano nei porti spagnoli (sia da navi Ong che della guardia costiera) come immigrati irregolari. Dunque clandestini. Bel cambio di passo rispetto agli applausi di due mesi fa. I richiedenti asilo ora non otterrano il permesso di soggiorno straordinario di 45 giorni concesso a quelli della Aquarius, ma finiranno direttamente ai centri di accoglienza per Stranieri (Cate). Qui saranno ospitati per un massimo di 72 ore mentre la polizia procederà al lavoro di identificazione. Non proprio il massimo del confort.
I primi ad assaggiare la nuova linea dura madrilena sono stati gli 87 immigrati che la Open Arms aveva recuperato il 2 agosto di fronte alla Libia. Oscar Camps e soci avevano deciso di portarli direttamente in Spagna (20 andranno in Francia), senza neppure provare a chiedere l’autorizzazione allo sbarco all’Italia. Ieri sono sbarcati a Algeciras (Cadige). Chissà, magari sia i profughi che i volontari si attendevano un’accoglienza calorosa. Ma così non è stato. La nave umanitaria è arrivata alle 9.20 e i suoi ospiti non hanno assistito a canti di gioia: le autorità hanno disposto uno sbarco discreto, austero. Molto distante da quello ben pubblicizzato della Aquarius e senza alcun dispositivo di accoglienza straordinario. La musica è cambiata. La Spagna si è già pentita della sua caritatevole accoglienza?
IL GIORNALE