La Tav e il mito dell’analisi costi-benefici
Una premessa: sono stato (sono) un “Fogliante” della prima ora, un “Fogliante sansepolcrista” che ha amato (e ama) il Foglio. Lo acquisto da sempre perché ci scrivono amici cari, per il bell’italiano, per la sua grafica elegante (un tempo mi ospitava pure). Poi io sono diventato vecchio, lui è ringiovanito, io sono rimasto il solito apòta prezzoliniano, lui ha scelto altrimenti, l’amore si è trasformato in affetto. C’est la vie.
Però questa idea del Foglio di “ribellarsi contro gli incompetenti” la trovo un’iniziativa lodevole. Ovvio ribellarsi se parli di scienza: per esempio, i vaccini si devono fare, punto. Ma se parli di Tav, il processo decisionale è diverso. Come si fa a scegliere i veri “competenti”? Come li si valuta? Sui titoli di studio? Sulla teoria? Sulle capacità affabulatorie? Sull’execution? Sui risultati conseguiti? Inoltre, c’è un aspetto sconosciuto ai più che altera il giochino. Per una serie di temi-problemi chi fissa le assumption del processo di analisi, in realtà decide il risultato, e allora i “competenti” sono null’altro che colti amanuensi. Sarà mica il caso della Tav?
Mentre mi faccio queste domande seduto davanti al pc, protetto dall’aria condizionata, al di là del vetro, sul balcone pieno di piante, osservo Ivan (non è un putiniano in trasferta, ma un giovane giardiniere diplomato, nato nell’estremo Ponente ligure) che con somma perizia fa la toelettatura ai nostri bonsai. Sulla sua competenza non si discute, basta osservare come maneggia le forbici da potatura, sembra l’immenso Jirō Ono con il coltello da sushi. Ivan sì che è un vero competente: lui fa sia le assumption sia l’execution. Non è né globalista né sovranista, ma è un competente nella cura delle piante.
Provo ad applicare la teoria della competenza al feroce dibattito politico scoppiato fra globalisti e sovranisti (lo confesso, non li sopporto più) sulla Tav, per la decisione del Governo Conte di ri effettuare un’analisi costi benefici. Locuzione che mi ha fatto tornare indietro di quarant’anni, quando imparai, sul campo, che l’analisi costi-benefici, fondamentale per ogni investimento strategico, non è per nulla scientifica, anzi è spesso manipolabile, proprio dai vertici. Perché? Perché è figlia delle assumption che il decisore prende prima di affidarla ai tecnici, ai “competenti”. Certo, è diversa negli investimenti di processo che in quelli di prodotto, ma la filosofia è la stessa. Come nella Tav?
Andatevi a leggere cosa ha dichiarato (al Fatto) il Governatore del Piemonte Sergio Chiamparino contrario alla richiesta del Governo Conte di subordinarne il completamento solo se l’analisi costi-benefici (assegnata al professor Marco Ponti del Politecnico di Milano, una celebrità) fosse stata positiva.
Chiamparino sostiene (irato) che le analisi giuste sono solo le sette (avranno cambiato ogni volta le assumption?) già eseguite da lui e dai suoi predecessori, attraverso professori di fama e che quella proposta dal Governo Conte è “già scritta” (vuol dire forse che è truccata?). Aggiunge pure una valutazione critica sul professor Ponti (anche lui di fama, al pari degli altri), come “amico del trasporto su gomma”. Curioso il pulpito, visto che per 50 anni noi della Fiat e della Torino catto-comunista, abbiamo ucciso nella culla qualsiasi soggetto o oggetto che volesse rotolare senza indossare i pneumatici forniti da Corso Marconi.
Comunque Chiamparino ha ragione: tutte le analisi costi benefici sono tutte “già scritte”, nel senso che dipendono tutte da chi fissa le assumption. Se i mandanti del professor Marco Ponti faranno altre assumption rispetto ai mandanti della gestione precedente, produrranno risultati diversi. Qua non siamo nel campo della scienza come per i vaccini, qua è tutt’altro, qua l’effetto gregge è politico.
Sarebbe auspicabile che smettessimo di raccontarci delle frottole sulla competenza globalisti vs sovranisti. In questo caso, la competenza, sia dei professori di ieri del Pd e di Fi (che hanno fatto le prime sette analisi) sia di quelli del Governo Conte (che faranno l’ottava), è identica per definizione (l’Accademia da cui provengono i professori è la stessa, la fama pure) e la correttezza professionale di entrambi non si discute. Così come i conteggi dei due team sono corretti per definizione, perché dipendono da assumption date. Se queste cambiano è ovvio che siano diverse, ma sempre corrette sono. Un esperto vale l’altro.
Caro professor Conte prenda la decisione “politica” che crede, ma non ce la spacci per scientifica come fecero i suoi predecessori. Se crede indica un referendum sulla Tav. Per quello che vale (nulla), sappia che io voterò sì, non per competenza ma per stanchezza.
IL GIORNALE