Libia, Haftar sfida l’Italia: “Via quell’ambasciatore”

Il generale Khalifa Haftar spara bordate verso l’Italia e si scaglia conto il nostro ambasciatore a Tripoli per conto dei francesi e della politica nell’area del presidente Emmanuel Macron.

La posta in gioco è il futuro della Libia: Parigi vuole le elezioni entro dicembre, a qualunque costo. L’Italia, giustamente, fa notare che un voto così ravvicinato è impossibile sia per i passaggi istituzionali, che per le condizioni di sicurezza.

L’uomo forte della Cirenaica ha sparato a zero in un’intervista al giornale libico online Al-Marsad. Il generale Haftar sostiene che l’Italia deve «cambiare radicalmente la sua politica estera nei confronti della Libia». L’ex ufficiale di Gheddafi, poi oppositore del colonello, fa riferimento ad una conferenza che il governo italiano vuole indire in autunno a Roma per cercare di far tenere le elezioni quando il paese sarà pronto. Il generale è deciso ad «opporsi» e ad «ostacolare» qualsiasi slittamento del voto previsto, con il beneplacito francese, a dicembre.

Per farlo si scaglia contro il nostro rappresentante diplomatico a Tripoli, Giuseppe Perrone, che ha fatto presente i pericoli e le difficoltà di andare alle urne così in fretta. Haftar sostiene che «le dichiarazioni dell’ambasciatore italiano sono una chiara provocazione al popolo libico e una palese interferenza negli affari interni». Secondo il generale la Libia vuole «lo svolgimento delle elezioni a dicembre come unica soluzione per uscire dalla crisi attuale».

Perrone sta compiendo a Tripoli una missione impossibile sia sul fronte degli interessi nazionali, come lo stop alle partenze dei migranti e al traffico di uomini, che a livello politico per tenere assieme le riottose fazioni libiche e aiutare il paese ad uscire dal tunnel della destabilizzazione. E da tempo è sta scatenata contro di lui e contro l’Italia un’abile operazione di disinformazione mediatica sopratutto sui social, arrivando a manipolare le parole dell’ambasciatore.

«La linea francese è elezioni a tutti i costi in dicembre, senza una base strutturata – spiega una fonte diplomatica a Il Giornale -. La posizione italiana è garantire il referendum costituzionale necessario prima del voto e le condizioni di sicurezza per non fra precipitare di nuovo la Libia nel caos». Haftar usa anche l’arma della propaganda, che fa breccia sui libici. Nell’intervista accusa l’Italia di missioni militari e di intelligence mascherate da obiettivi umanitari come l’ospedale a Misurata. E ripropone la storia della base italiana nel sud, che al massimo sarebbe una presenza minima per aiutare le guardie di frontiera a fermare i trafficanti.

«Non c’è nulla di vero, ma fa gioco distogliendo l’attenzione dall’importante presenza francese in Libia», spiega una fonte de Il Giornale a Tripoli. Anche l’Egitto e la Russia sembrano aver capito che le elezioni subito sarebbero un disastro. Il responsabile del Viminale, Matteo Salvini, in un’intervista ad Al Jazeera ha ribadito che «ci sono missioni militari europee e internazionali per aiutare la stabilizzazione del Paese. Non c’è nessuna intenzione di intervento militare e spero che Haftar voglia preoccuparsi del processo di democratizzazione della Libia, senza aver timore di un attacco o alcunché». Per ricucire con Haftar il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha annunciato il 5 agosto durante la visita al Cairo, che si recherà presto in Cirenaica per incontrare il generale.

IL GIORNALE

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