Pensioni d’oro, la mannaia di Lega e M5s sugli assegni sopra gli 80 mila euro: chi massacrano
La mannaia del governo sulle “pensioni d’oro” parte dagli assegni da 4 mila euro netti, che potrebbero subire un taglio secco tra il 10 e il 20%, proporzionale all’anticipo del pensionamento rispetto a una nuova età, fissata dall’esecutivo. Ad essere colpiti, riporta Repubblica, saranno circa 158 mila pensionati dai quali si dovrebbero recuperare 500 milioni di euro all’anno, da redistribuire sulle pensioni minime e sociali.
Il provvedimento non dovrebbe toccare solo gli assegni futuri, ma già quelli in partenza dal gennaio 2019, come emerge dal progetto di legge (atto 1071), depositato alla Camera – ma non ancora pubblicato sul sito di Montecitorio – e firmato dai due capigruppo di maggioranza, il grillino Francesco Uva e il legista Riccardo Molinari.
Il meccanismo, salvo modifiche, riguarda al momento solo le pensioni pubbliche e private, passate e future, sopra gli 80 mil euro lordi all’anno. La parte retributiva sarà ridotta in relazione all’età in cui ci si è pensionati, penalizzando chi è andato in pensione prima. I dubbi, tanti, restano per esempio sull’età da prendere come riferimento per la fine del lavoro. Il progetto di legge, infatti, non prende in considerazione il limite di età vigente al momento del pensionamento, ma l’attuale speranza di vita andando indietro fino agli anni Settanta.
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