I torrenti ingrossati da piogge estive violente, improvvise e quasi impossibili da prevedere hanno provocato, negli ultimi trent’anni in Italia, almeno 23 vittime in 10 gravi eventi, simili a quello che in Calabria ha travolto gli escursionisti del Pollino. Lo indica il bilancio tracciato dall’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi). La stessa fonte rileva che in Calabria le inondazioni hanno provocato 284 fra morti e dispersi dal 1860 a tutto il 2017. 

 Il capo della protezione civile, Angelo Borelli (LaPresse)

Il capo della protezione civile, Angelo Borelli (LaPresse)

Roma, 23 agosto 2018 – Bella e fragile, l’Italia ha bisogno di un grande piano di messa in sicurezza del territorio. Delle sue infrastrutture non meno che dei suoi versanti devastati dal dissesto idrogeologico. E serve un piano per informare in tempo reale i cittadini di una allerta imminente o in corso. A dirlo è il numero uno della Protezione civile, la struttura che ogni giorno, 365 giorni all’anno, come i Vigili del Fuoco e molti altri corpi dello Stato e i volontari, è chiamata a togliere le castagne dal fuoco.

Angelo Borrelli, capo del dipartimento della Protezione Civile, cosa insegna dal suo punto di vista la tragedia di Genova

“Che abbiamo delle infrastrutture fragili e anche datate per le quali c’è bisogno di un piano nazionale per garantire un attento monitoraggio e un’adeguata manutenzione ordinaria e straordinaria”.

Lei ha anche detto che sarebbe necessario modificare il codice degli appalti. 

“L’ho detto e lo ribadisco con forza. E’ doveroso e necessario che ci sia una legislazione per poter effettuare interventi emergenziali senza che debba arrivare il capo della Protezione civile a emanare un’ordinanza di deroga al codice degli appalti, come ho fatto lunedì. Non è possibile che ogni volta che dobbiamo intervenire dobbiamo agire in deroga. Quando c’è una emergenza serve un quadro semplificato di norme”.

Che altro serve?

“Sarebbe utile avere una banca dati di chi vuole collaborare con l’amministrazione, e servono più contratti standard, ad esempio con gli albergatori, perché se io devo portare 5 o 6mila persone in albergo dopo una emergenza è più efficiente che ci siano già pronti degli accordi a prezzi certi senza dover contrattare ogni volta. E bisognerà poi arrivare ad avere un solo riferimento contrattuale, un solo interlocutore. Sia il ministro Toninelli che il premier Conte hanno ben compreso. Il presidente del Consiglio mi ha incitato a rendere più efficiente il sistema. Questo sarà uno dei punti chiave del mio rinnovato incarico”.

L’Italia è storicamente un Paese esposto e fragile, sismicamente come idrogeologicamente. Non servirebbe molta più prevenzione?

“Infatti dico che bisogna migliorare le infrastrutture, adeguarle sismicamente, adeguare sismicamente le abitazioni e gli insediamenti produttivi, smettere di costruire in zone esposte al rischio, lavorare per ridurre il rischio idrogeologico…”.

Quanto pesano i cambiamenti climatici in eventi come le piene improvvise?

“Moltissimo. I cambiamenti climatici danno un grande contributo a questi fenomeni improvvisi ed estremi. E non a caso a novembre organizzeremo a Roma un forum mondiale per la riduzione di questi rischi”.

L’altro giorno il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha detto: ci siamo stancati di morti e feriti per la sciatteria nella gestione del territorio. Concorda?

“Sicuramente sì, ci sono troppi morti assolutamente evitabili. Troppi morti inutili. Per dire, lo scorso anno a Livorno abbiamo avuto 5 morti perché non sapevano che era in atto una allerta alluvione e loro si trovavano in un seminterrato: sarebbe bastato salire al piano di sopra per salvarsi. Sarebbe bastato sapere. Ecco, noi dobbiamo fare in modo che tutti siano messi in condizione di sapere se c’è una emergenza in corso e possano prendere le adeguate misure di autoprotezione. Vogliamo che non si ripetano morti come quelli delle gole del Raganello, di Livorno, di Soverato”.

Come?

“Abbiamo un buon sistema di previsione e allertamento, ma bisogna migliorare sull’ultimo miglio, sulla comunicazione ai cittadini. Serve una piattaforma per mandare messaggi di allertamento, meteo o no, proprio come accade in altri paesi europei. Vogliamo creare una piattaforma che integri le informazioni disponibili e consenta di mandarle via sms, o via app. La tecnologia c’è. In questo modo potremo mandare messaggi molto mirati, a una regione, un comune, un quartiere. L’Unità di crisi del ministero degli Esteri ce l’ha per le emergenze degli italiani all’estero, noi vorremmo estendere il sistema a tutto il Paese e automatizzarlo: se c’è una emergenza, parte l’allertamento”.

Diversi comuni, autonomamente, già lo fanno.

“E’ vero. Ma riguarda solo il territorio comunale. Basta spostarsi di pochi chilometri e si deve ricominciare da capo. Serve un sistema nazionale. Che copra anche chi si sposta per lavoro, i turisti. Nessuno deve più morire perché non sapeva”.