Roma, 23 agosto 2108 – “Vogliono processarmi o arrestarmi? Facciano pure, io non sono solo. O cambiate Paese o cambiate ministro. Se vogliono intervenire il premier o il capo dello Stato lo facciano, ma non lo faranno con il mio consenso”.

Matteo Salvini sfida, in una diretta Facebook alle sette di sera, tutti i suoi oppositori, sulla decisione di tener fermo il diniego allo sbarco dei 177 migranti che si trovano a bordo, ormai da cinque giorni, della nave Diciotti della Guardia costiera italiana. Salvini ha accettato di far scendere, «in qualsiasi momento, anche subito», solo i 29 minorenni e solo dopo la richiesta dei pm. «La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo contro ignoti per sequestro di persona. Sono qua, non sono ignoto. Mi chiamo Matteo Salvini, attualmente senatore e ministro dell’Interno con il mandato preciso di difendere i confini di questo paese, di occuparsi della sicurezza. Se bloccare navi mi comporta accuse e processi, io ci sono». Gli oppositori di Salvini e alla sua linea sui migranti e sugli sbarchi non sono pochi. Ci sono, ovviamente, quelli esterni e visibili, oltre che molto rumorosi: le associazioni umanitarie e le Ong, l’opposizione di sinistra in Parlamento, dal Pd (ieri il segretario Maurizio Martina, è andato al porto di Catania, senza riuscire a salire a bordo della nave), a Leu.

A loro si sono aggiunti, da ieri, anche i magistrati di Agrigento e della procura di Catania («sbarcate subito almeno i minori»). Ma soprattutto il presidente della Camera, Roberto Fico. L’esponente dell’ala movimentista dei 5 Stelle ieri ha preso una posizione durissima e in linea con altre sue uscite sul tema: «La giusta contrattazione con i Paesi della Ue può continuare ma le 177 persone, tra cui alcuni minori non accompagnati, devono poter sbarcare», scrive su Twitter. Sardonica la controreplica di Salvini: «Tu fai il presidente della Camera, io faccio il ministro. Comincio a pensare che il ruolo non porti bene: Bertinotti, Boldrini, Fico…».

Infine, come se non bastassero, i nemici di Salvini stanno anche fuori i confini patri. Ci sono il governo maltese, da tempo nel mirino di Salvini, e il governo libico. E, infine, c’è la Ue. Almeno la commissione di Bruxelles, la quale giudica, ma solo da ieri, la necessità di sbarcare i 177 migranti «un imperativo umanitario». Commissione Ue a cui Salvini risponde così: «L’Europa è solo vigliacca».

In serata, però, Bruxelles fa sapere di aver convocato una riunione dei Paesi interessati per «concordare possibili soluzioni sulla questione dei porti di sbarco». E i colleghi di governo? Il premier Conte tira dritto sulla linea Salvini. Ieri ha chiesto all’Europa – con un appello che ha i toni del lamento doloroso – «di battere un colpo» e si chiede «perché ha lasciato sola l’Italia». Quanto a Toninelli, è in sintonia con il collega: «Se L’Europa e gli altri Paesi non risponderanno alle nostre richieste, faremo le controdeduzioni su altri dossier».

Ma c’è Mattarella. Rientrato a Roma segue «con attenzione» tutta la vicenda, spiegano al Quirinale. Non è sbagliato pensare che la segua anche «con preoccupazione», come sanno pure al Viminale. L’altra volta, sempre per un caso di migranti bloccati per giorni, il 12 luglio, a Lampedusa, ma sempre sulla Diciotti, ci volle il suo intervento (una telefonata diretta a Conte) per sbloccare la situazione. Potrebbe farla anche in questo caso.

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