L’Italia naufraga. Premier Conte, salga a bordo c…
Verrebbe da dire come il comandante De Falco al comandante Schettino la notte del naufragio della Costa Concordia.
«Vada a bordo ca…». Già, vada a bordo ca…, presidente Giuseppe Conte, perché l’Italia appare ogni giorno di più come una nave allo sbando, senza rotta e a rischio di imminente naufragio. Il silenzio del presunto primo ministro nelle ore più difficili dall’insediamento del suo governo è assordante. Tace lui, tace il capo dello Stato mentre i magistrati minacciano di arrestare il ministro degli Interni Matteo Salvini e il vicepremier Di Maio minaccia di sospendere – più che altro per non lasciare al collega vicepremier campo libero nella ricerca del consenso – i contributi all’Europa, anticamera dell’uscita dell’Italia dall’Unione.
Come la pensiamo sul caso degli immigrati salvati dalla Diciotti credo sia chiaro. Stiamo dalla parte di Salvini. Ma ciò non toglie che sotto il cielo regna un caos pericoloso, in tutti i campi più pericoloso dei problemi stessi. Ieri l’agenzia Moody’s ha ridotto le stime sulla nostra crescita, anticipando di fatto il giudizio negativo dei mercati sulla imminente manovra economica del governo. Non si capisce chi guida la nave Italia, chi sia al comando. È tutto un ordine e contrordine. Di Maio aveva annunciato di voler stracciare gli accordi per la vendita dell’Ilva, ma ieri ha dovuto ammettere che non è possibile. Lo stesso sul caso Autostrade: i frettolosi annunci di revoca della concessione ai Benetton sono stati altrettanto frettolosamente ritirati, non senza danni per i risparmiatori essendo la società quotata in Borsa.
Una nebbia fitta avvolge le promesse elettorali su flat tax e reddito di cittadinanza. E più che al numero dello spread Salvini e Di Maio guardano quello dei «mi piace» dei loro post sui social.
Io non so come andrà a finire, ma l’anomalia di un Paese senza premier sta diventando un problema enorme, comunque la si pensi sui singoli dossier. Se pur non eletto ma prescelto, Giuseppe Conte dovrebbe quantomeno giustificare lo stipendio. La sua irrilevanza è la prova provata che non abbiamo un governo ma una società, la Salvini&Di Maio, che si muove in ambito praticamente privatistico e in concorrenza al suo interno. Noi ne sosteniamo una parte, ma dubito che si possa andare avanti così.
IL GIORNALE