Salvini: «L’inchiesta? Un boomerang. Pronti alla riforma della giustizia»
«Mi hanno fatto piacere le parole di Berlusconi come quelle della Meloni. Meno le dichiarazione di esponenti di Forza Italia. Ipocrite per come si stanno comportando in Parlamento». Matteo Salvini ha appena caricato per la terza volta la batteria del cellulare. Sul suo profilo Facebook una foto che lo ritrae con canna da pesca e birra. Un’immagine di tranquillità e al tempo stesso di determinazione che trasmette nella conversazione telefonica malgrado l’avviso di garanzia. «Ho ricevuto – racconta – una marea di messaggi di solidarietà. Anche e soprattutto da parte di gente che è fuori dalla politica e che non ha votato Lega. Credo che ad Agrigento abbiano sbagliato i loro conti se pensavano di fermare o intimorire qualcuno».
Complice il nervosismo interno al M5S, i toni nei confronti dei pm sono più sfumati della sera precedente. Dice il vicepremier: «La cosa bella del post Agrigento è che tra i tanti messaggi di sostegno, che tengo per me, anche parecchi di giudici e pubblici ministeri di varie procure italiane. E’ il segno che la politicizzazione va stretta anche a molti operatori della giustizia». «Per esempio – sostiene – un giudice che si toglie la toga e fa politica non può tornare a fare quello che faceva prima».
Torna l’idea di riformare la giustizia anche se la Lega, alleata di FI, ha provato più volte «senza successo – ammette – ma questo è il governo del cambiamento!». Quindi la riforma della giustizia va fatta «ma non per l’inchiesta su Salvini – precisa – ma perchè abbiamo milioni di processi arretrati e questo è uno dei problemi che frenano gli investimenti in Italia. Una riforma dei tempi della giustizia serve. Poi affronteremo la separazione delle carriere e il correntismo della magistratura». Nessun passo indietro, quindi, «perché non mi lascio intimidire». Anzi, sostiene il ministro dell’Interno «da Agrigento verranno tante cose positive e quindi ringrazio il pm perchè sarà un boomerang».
Nessun problema con il M5S, quindi? «Assolutamente no. Anche perchè tutto mi sarei aspettato tranne di essere accusato di sequestro di persona». Con Bruxelles i canali di dialogo sono interrotti e Salvini lo teorizza quando sostiene che sulla caso della nave Diciotti «si sono dimostrati totalmente assenti sordi, menfreghisti, ma poichè lo fanno con i soldi degli italiani, e la cosa ci dà molto fastidio, bene ha fatto Conte ad annunciare che quando avranno bisogno di noi li ripagheremo con la stessa moneta». Ritorsioni in vista, quindi, sul bilancio comunitario come sul Ceta perchè «non ci danneggiano solo sul fronte migrazione ma anche sulle banche, con la direttiva Bolkestein, in agricoltura, pesca, ambiente». Ma ora – promette il leader della Lega – «dopo tanti governi silenziosi e complici hanno trovato un governo di altra pasta».
LA SFIDA
Anche a costo di spingere l’Italia fuori dall’Europa e dal mercato comune? «No, no – precisa – non c’è nessuna opzione di uscita. Noi siamo lì ma vogliamo ridiscutere il nostro costo per essere lì visto che i servizi sono sempre più scarsi. La nave Diciotti – continua Salvini – dimostra che è possibile un dialogo anche fuori dai confini europei perchè l’Albania ha risposto positivamente. Così la Chiesa». La Cei, per la precisione. Quindi cento sono sbarcati in Italia, proviamo a far notare. «Dove li faranno alloggiare, chi li nutre e chi si occuperà di loro – replica il vicepremier – non è nostro impegno. I pochi che poi otterranno il permesso rimarranno in Italia gli altri rimandati indietro». Domani Milano per incontrare il primo ministro ungherese Orban. Gli chiederà se accoglie un po’ di migranti?
«Ma no. Conosco la sua posizione su questo punto. Così come quella dei tedeschi e degli austriaci. Orban vuole un’Europa che controlli e protegga le frontiere esterne. Questo è il nostro obiettivo finale. Ricordo agli scandalizzati – aggiunge – che Orban fa parte del Ppe e governa l’Europa con i socialisti. Non è quindi un euroscettico brutto e cattivo come Salvini e la Le Pen, ma governa. Inoltre se mi chiedesse un incontro anche la cancelliera Merkel, io da vicepresidente del Consiglio ho il dovere di incontrare chiunque e lo farei volentieri». Di Maio dice alla Ue che «possiamo ravvederci se arriveranno segnali di aiuto sulla lotta alla povertà e alla disoccupazione». Siamo allo scambio migranti-flessibilità che voi avete imputato ai precedenti governi? «Lo ha già fatto Renzi che aveva calato le braghe per qualche spicciolo e noi non ripercorreremo quella strada». E che farete? «Su alcune voci di spesa noi non chiederemo il permesso a nessuno. Dal mio punto di vista noi dovremmo mettere giù elenco delle cose da fare. Se poi coincide con le regole europee tanto meglio. Se è qualcosa che va oltre e si tratti di investimenti necessari, si fanno. Ne parleremo con Tria che sta partendo per una missione in Cina assolutamente utile».
IL MESSAGGERO