Lega, Giorgetti: “Se il 5 settembre ci condannano nell’inchiesta sui fondi, chiudiamo il partito”
ROMA – La Lega rischia seriamente di chiudere i battenti se la prossima settimana verrà confermata la sentenza sui 49 milioni. Ma nessuna ripercussione sul governo, come del resto non c’è stato alcun contraccolpo dopo la vicenda della nave Diciotti e l’indagine a carico del leader e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Ma, certo, il partito di via Bellerio intende portare avanti le sue battaglie, e sul fronte immigrazione Salvini non farà passi indietro, almeno fino a quando la gente non sarà stufa. In quel caso, il leader potrebbe cambiare registro. Quanto all’economia, la Lega non è del tutto soddisfatta, ma ci si metterà d’accordo in vista della manovra. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ospite della festa del Fatto Quotidiano, parla a tutto tondo del partito, del suo leader e del governo. E non risparmia una stoccata proprio a Salvini: in campagna elettorale “Matteo l’ha sparata grossa, ora è importante che non ne arrivino più”, ha detto in merito alla promessa fatta sui 500mila rimpatri di clandestini. Ma ha assicurato: “Matteo sa tenersi tarato sulla pancia degli elettori e quando sentirà che è il momento di frenare, lo farà”.
Il destino della Lega. Ma è soprattutto il futuro della Lega a preoccupare il sottosegretario, che avverte: “Se il prossimo 5 settembre il Tribunale del riesame deciderà di requisire tutti i futuri proventi che affluiscono nelle casse della Lega, e che sostanzialmente sono i versamenti dei parlamentari e dei consiglieri, allora il partito non potrà più esistere perchè non avrà più soldi”. Giorgetti ha spiegato che “i soldi che avevamo sono stati presi dalla magistratura, quindi noi non abbiamo più niente, in questo momento”.
La concessione ad Autostrade. Su Autostrade, il primo obiettivo “è la revoca della concessione: “poi discuteremo politicamente come procedere” sulla gestione della rete autostradale, dice Giorgetti secondo cui “il fatto è talmente eclatante” e che “la responsabilità di Autostrade appare evidente. La vedo difficile pensarla diversamente”. E sulla nazionalizzazione con Anas, il sottosegretario esprime i suoi dubbi: “Dubito che Anas abbia le strutture tecniche adeguate, in questo momento, per gestire le autostrade”.
Intanto, nuova puntata del botta e risposta tra Matteo Salvini e il presidente francese Emmanuel Macron. Dopo le polemiche seguite all’incontro tra il ministro dell’Interno e il premier ungherese Viktor Orban, oggi sui suoi canali social Salvini torna all’attacco. Scrive: “Ma Macron pensa solo a me? Respinge gli immigrati e mi definisce demagogo nazionalista”. Ancora: “In Francia è ai minimi storici di popolarità. Pensa al tuo Paese caro e lascia stare l’Italia e gli italiani”.
La recente polemica tra i due era scattata quando Salvini e Orban avevano indicato nel presidente francese il nemico dell’asse sovranista. La replica di Macron era arrivata poche ore dopo: “Hanno ragione: sono il loro principale oppositore”.
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