Pd, muro dei renziani contro Zingaretti. Il governatore: “Cambiare nome al partito? Non lo escludo”
ROMA – Finisce la tregua estiva nel Pd e, complice il presidente francese Emmanuel Macron, si riapre il dibattito congressuale tra le varie anime del partito. A innescare la miccia è l’intervista di Nicola Zingaretti a “Repubblica”, in cui il governatore del Lazio (e candidato alla segreteria) “non esclude una alleanza politica con Macron” in vista delle prossime europee. Ma poi chiarisce: “Escludo invece di fare come Macron. La nostra storia e il nostro futuro non si può infilare dentro a quel modello elitario, repubblicano ma rappresentativo dei piani alti della società francese”.
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Una posizione, insieme ad altre affermazioni sulla necessità di recuperare l’elettorato di sinistra finito tra le braccia del M5s e all’idea di ipotizzare un nome diverso per il Pd, che accendono il fronte renziano.
Il via arriva dal presidente dei senatori dem Andrea Marcucci: “Una nuova alleanza per #Europa nasce insieme a #Macron. I nostri avversari sono i sovranisti”.
Il tono dei messaggi dei renziani è su questa linea: “Attacca #Macron prima delle elezioni Europee. Attacca #Renzi prima del Congresso #Pd. Apre al #M5s subito. Raffinata strategia quella di #Zingaretti: per la serie continuiamo a farci del male”, scrive su Twitter la deputata Alessia Morani.
Contro il governatore del Lazio si registra, per tutta la giornata, una pioggia di critiche renziane (“Famose male”, twitta Roberto Giachetti, “no ai falsi miti del Pds”, chiosa su Fb Luigi Marattin). Tanto che la responsabile Comunicazione Marianna Madia interviene per invocare una moratoria del dibattito social: “Rischiamo il ridicolo”.
• SI’ AL CONGRESSO SUBITO
Ma il punto è che il fronte renziano, dopo qualche incertezza legata alle posizioni dei più accesi sostenitori della linea dell’ex segretario, ha dato di fatto il via libera al congresso del partito prima delle europee. “I tempi sono maturi. Non c’è più tempo, ci siamo resi conto della gravità della situazione”, ha annunciato Andrea Marcucci in una intervista al Foglio. Per i renziani, i gazebo devono essere convocati al massimo entro marzo. Fino ad allora, è la convinzione, emergeranno le candidature alla segreteria alternative a quella Zingaretti.
A questo proposito, un contributo arriverà dall’incontro di AreaDem in corso a Cortona fino a domenica prossima (la corrente Pd di Dario Franceschini e Piero Fassino), dal prossimo ‘meeting’ di LeftWing (l’area di Matteo Orfini) di metà settembre e, soprattutto, dalla prossima Leopolda. Ed è proprio a Cortona che l’ex premier Paolo Gentiloni si dice d’accordo sull’accelerazione del congresso: “Abbiamo coltivato una sorta di revanscismo contro gli elettori: non ci avete votato e beccatevi Salvini. Questa cosa qui deve finire. Il congresso va fatto al più presto e forse andava convocato già alcune settimane fa durante un’assemblea del Pd. Quando lo dico alle Feste dell’Unità parte l’applauso…”.
Ma se i renziani hanno dato via libera al congresso, ancora non hanno sciolto il nodo principale: chi è il loro candidato? Per Marcucci, non sarà Matteo Renzi: “Secondo me no. Renzi è una risorsa importante per il Pd, credo che stia facendo bene il senatore e sta dando contributi in termini di proposta politica estremamente importanti”.
• RIPARTE IL TOTOCANDIDATI ALLA SEGRETERIA DEM
“Non sono Zingaretti o Bonaccini, Renzi o Richetti che possono cambiare il Pd”, aggiunge il senatore dem Matteo Richetti oggi a Bologna per un’iniziativa organizzata dall’associazione Futuredem: “Serve un grande movimento dal basso. Serve il congresso, non per ridare un nome o un cognome al Pd – conclude l’ex portavoce del partito renziano – ma per dare un futuro e una prospettiva all’italia”.
Per il totocandidati dei renziani, quindi, si riparte dal pressing sul capogruppo alla Camera Graziano Delrio o su Lorenzo Guerini, che però dopo aver assunto la presidenza del Copasir si è tirato fuori più volte, come ha fatto anche Marco Minniti. Restano le ipotesi di candidati ‘outsider’, come il governatore emiliano Stefano Binacciani o di Elisabetta Gualmini. “Inutile parlare di nomi – taglia corto il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, che sulla candidatura di Zingaretti commenta: “Non mi sembra un tema all’ordine del giorno”.
• LA REPLICA DI ZINGARETTI
Da parte sua Zingaretti non tralascia di rispondere alle critiche ricevute dai renziani: “Non sono un ‘possibile candidato’, ma un candidato” alla segreteria del Pd, afferma alla Versiliana, la festa del Fatto quotidiano, replicando a una domanda di Peter Gomez. Chiamato a commentare le critiche dei renziani dopo le sue parole su Macron, Zingaretti risponde: “Mi attaccano perché capiscono che per la prima volta si sta muovendo qualcosa di competitivo che può cambiare le cose”. E poi, rivolto a Renzi, aggiunge: “Caro Matteo, è andata così, ma adesso, in una posizione diversa, prova a dare una mano”.
• IPOTESI DI CAMBIO DEL NOME AL PD
Zingaretti non esclude l’ipotesi di cambiare nome al Pd. “A soggetto politico corrisponde un nome politico. Non lo escludo, ma solo alla conclusione di un percorso in cui vedremo cosa siamo diventati. Se questo percorso porterà a una identità diversa, vedremo anche se sarà da cambiare il nome al Pd”. Ma un nome diverso non convince Gentiloni, che risponde a un’analoga proposta avanzata da Carlo Calenda: “Va cambiato il partito, ma non archiviato. È un problema di marketing? Rifacciamo il simbolo? Non confondiamo l’idea che debba cambiare con l’idea che abbia esaurito la sua funzione dopo 10 anni. Non è così. Teniamocelo stretto, anche guardando alle forze progressiste in Europa”.
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