Salvini smorza i toni e lancia l’assist a Tria per rassicurare i mercati
Non è piaciuta al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, la gara di annunci tra i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
E non perché i leader di M5S e Lega difendano le rispettive proposte di bandiera, quando per la continua sfida a mercati e Unione europea. Ieri, al primo consiglio dei ministri dopo la pausa estiva, Salvini e Tria (assenti il premier Giuseppe Conte e Luigi Di Maio) hanno fatto una prima ricognizione degli spazi di bilancio disponibili. Che sono pochi e costringeranno governo e maggioranza a fare scelte.
Prima della riunione, ai microfoni di Radio24, lo stesso leader delle Lega aveva ridimensionato le interpretazioni date alle sue parole di domenica alla Bérghem Fest. Nessuno vuole sforare il tetto del deficit al 3%, semmai «sfiorarlo». Dopo il Consiglio dei ministri il titolare dell’Interno è stato ancora più netto nel rassicurare il rispetto dei patti europei. «Sarà una manovra rispettosa di tutte le regole e che farà pagare meno tasse agli italiani».
Per la Lega di governo ha parlato anche il viceministro all’Economia, Massimo Garavaglia, che ha definito lo sforamento del 3% come «un’invenzione».
Secondo il Carroccio, insomma, va bene la linea Tria che consiste nel mettere insieme le esigenze della maggioranza con le ragioni dei mercati.
Salvini ha già da tempo digerito modifiche e un’applicazione graduale della sua riforma fiscale (flat tax partendo da un estensione dal regime fiscale agevolato per le partite Iva). Ora che i sondaggi volano, non vuole trovarsi ad affrontare una tempesta finanziaria causata da scelte avventate: «La revisione del patto di stabilità? È una delle cose di cui ho parlato con il ministro Tria», ha detto in serata.
Più difficile accontentare l’altro partito della maggioranza, alle prese con sondaggi meno favorevoli. Di Maio ha confermato l’intenzione di fare il reddito di cittadinanza. Dal M5S si fa capire di volerlo fare in versione integrale, quindi con un costo superiore ai 15 miliardi.
Tutto questo mentre gli spazi per fare misure espansive sono minimi. Il governo intende ottenere dalla Commissione europea flessibilità, quindi possibilità di spendere in deficit. Tria punta su 12,5 miliardi. Quanto basta a neutralizzare gli aumenti dell’Iva. M5S e Lega vorrebbero ottenere almeno altri 5 miliardi.
Tutto il resto va trovato. Per ora il grosso delle coperture viene da un taglio delle «spese fiscali», quindi delle agevolazioni che dovrebbe aggirarsi sui 3 miliardi. Poi tagli alla spesa pubblica, in particolare all’amministrazione centrale.
Uno dei temi della trattativa tra Roma e Bruxelles è la spesa per gli investimenti. Sia Tria sia la Lega puntano su uno scorporo di almeno parte delle risorse necessarie a realizzare un piano di messa in sicurezza delle infrastrutture, dalle strade all’edilizia scolastica.
La crescita resta un’emergenza seria per il paese. Ieri l’ennesimo dato negativo per l’Italia. L’indice europeo Pmi manifatturiero di Ihs Markit in agosto ha dato segnali di stagnazione. Si è indebolito sino a raggiungere i 50,1 punti, rispetto al 51,5 di luglio. Anche in questo caso si tratta di una performance tra le peggiori in Europa e un dato che è al limite della recessione. Tutti temi che saranno sul tappeto dei primi vertici di maggioranza post ferie. Oggi alla Camera si terrà una riunione della Lega e tra la serata e domani mattina un vertice di maggioranza sulla legge di Bilancio.
Non è in programma un’anticipazione della nota di aggiornamento del Def, come aveva suggerito Renato Brunetta di Forza Italia. Che ieri è tornato all’attacco chiedendo che venga varata il prima possibile con l’indicazione del deficit all’1 per cento. «A questo punto i mercati avrebbero un elemento certo e l’Italia verrebbe vista come un interlocutore più credibile».
IL GIORNALE