Più che africani moriremo cinesi
In Libia le varie fazioni che si contendono il potere tornano a spararsi tra di loro, il già debole governo è sotto assedio e vacilla, il caos dilaga.
Centinaia di criminali sono riusciti a fuggire dalle carceri e nuove ondate di disperati si apprestano a salpare verso le coste europee. In tutto questo ci sarebbe lo zampino di Macron, che come il suo pre-predecessore Sarkozy vuole tenere l’ex colonia italiana sotto la sua area di influenza politica ed economica. L’Europa guarda impotente e si limita a vaghi quanto inutili appelli alla calma, come se si trattasse di questioni lontane e non – come è – di una questione vitale per tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e non solo in quanto porta d’uscita delle migrazioni.
Ieri, mentre a Tripoli si sparava e a Bruxelles e Roma si parlava più o meno a vanvera, dall’altra parte del mondo il presidente cinese Xi ha ricevuto cinquanta capi di Stato e di governo africani (praticamente tutti), ai quali ha consegnato un assegno di sessanta miliardi di dollari (solo tre anni fa aveva fatto altrettanto). Detto in altri termini: mentre l’Europa assiste inerme e subisce le conseguenze delle beghe africane, la Cina l’Africa se la sta comprando, un passo dopo l’altro, un pezzo alla volta.
Tra poco il problema non sarà solo più «cosa fanno i Paesi africani», ma «cosa i cinesi ordineranno di fare agli africani». Pechino, a suon di miliardi, avrà in mano il rubinetto che regola i flussi migratori che all’Europa possono fare più male di qualsiasi arma convenzionale. Pechino avrà il controllo del petrolio prossimo venturo, cioè gli immensi ed esclusivi giacimenti dei minerali con i quali si fabbricano le batterie senza le quali qualsiasi economia – andando spediti verso quella green power – può essere messa in ginocchio in un secondo.
E dire che Tajani, presidente del Parlamento europeo e vice di Forza Italia, da anni si sgola inascoltato perché l’Europa, invece di litigare su cento immigrati da spartirsi, su uno zero virgola in più o in meno nei conti o accapigliarsi per la Libia, vari un piano di aiuti all’Africa da quaranta miliardi. Se lo avessero ascoltato avremmo risparmiato soldi e non ci troveremmo alle prese con l’ennesima emergenza. Ma l’Europa, purtroppo, non ascolta più nessuno e per questo è a un passo dal morire. Che dire, speriamo almeno che alla fine ci comprino i cinesi.
IL GIORNALE
This entry was posted on mercoledì, Settembre 5th, 2018 at 07:54 and is filed under Editoriali - Opinioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.