Timore inflazione Usa frena le Borse. A Piazza Affari (-0,4%) giù le banche
I timori su un rialzo più deciso dei tassi da parte della Fed e il possibile avvio degli ennesimi dazi Usa da 200 miliardi di dollari contro la Cina hanno frenato le Borse europee, che chiudono una seduta all’insegna del nervosismo (leggi qui i principali indici). Le preoccupazioni su un’inflazione americana al di sopra delle attese, rispetto alle buste paga, si sono sommate a una crescita tendenziale del Pil dell’Eurozona (+2,1%) meno consistente rispetto ai primi mesi del 2018. Da qui la prudenza degli investitori che si sono mossi in ordine sparso, penalizzando nel Vecchio Continente soprattutto il settore bancario. Milano, a fine giornata, si è piazzata tra le Borse peggiori, con il FTSE MIB che ha lasciato sul campo lo 0,39%. L’indice principale è stato fiaccato dagli istituti di credito che non hanno beneficiato né del calo dello spread intorno ai 249 punti base (256 ieri), né dei rendimenti dei Btp decennali al 2,88%. Le vendite hanno toccato in particolare Intesa Sanpaolo con una perdita del 1,6%. Male tra i bancari anche Unicredit (-1,1%). È rimasta molto debole Atlantia (-2,1%), alla fine la peggiore della giornata, stretta tra l’inchiesta sul crollo del ponte (che tra gli indagati include anche l’ad Giovanni Castellucci) e i dubbi sul futuro delle concessioni. Nel giorno delle assemblee Fiat Chrysler Automobiles e Ferrari, il titolo della galassia Agnelli più in difficoltà è stato Exor (-2%), che ha chiuso il primo semestre 2018 con un utile in calo a 714 milioni. In controtendenza il settore del lusso, dove hanno spiccato Salvatore Ferragamo (+2,2%) e Moncler (+1,3%). Acquisti anche su Telecom Italia (+1,07%) che ha beneficiato delle voci sull’imminente vendita di Sparkle in attesa del cda, che si annuncia teso come spesso nel recente passato.
Bene Fca e Ferrari nel giorno delle assemblee sui nuovi vertici
A Milano i riflettori sono rimasti accesi per tutta la seduta sulle azioni di Fiat Chrysler Automobiles e di Ferrari, nel giorno delle assemblee degli azionisti. chiamate a ratificare la nomina rispettivamente di Michael Manley alla plancia di comando di Fca e di Louis Camilleri a quella del Cavallino Rampante. Il presidente di Fca, Jonh Elkann, ha preannunciato che «a fine settembre Michael Manley annuncerà la sua organizzazione, a cui ha lavorato con il suo team» per la casa auto, che ad ogni modo proseguirà nella strada tracciata da Sergio Marchionne. Della galassia Agnelli, come detto, hanno perso quota le Exor, all’indomani dei conti del primo semestre, archiviati con un utile di 741 milioni di euro, in calo rispetto ai 916 milioni dello stesso periodo del 2017. La flessione è dovuta per 80 milioni di euro a una riduzione degli utili degli investimenti, per 76,9 milioni a minori ricavi netti finanziari e per 18,4 milioni ad altri impatti negativi. Il Nav, invece, è salito a 23.909 milioni di dollari, pari a un +4,1% rispetto ai 22.972 milioni a fine 2017. Infine sono sono deboli anche le Cnh Industrial .
Telecom alla fine chiude in rialzo in attesa cda sulla gara 5G
Telecom Italia è rimasta per buona parte della seduta sulle montagne russe. I titoli della compagnia hanno più volte cambiato la direzione di marcia, dopo la debacle delle ultime sedute e mentre il mercato si interroga sulle indiscrezioni su una eventuale vendita di Sparkle. Il titolo continua a essere vicino ai minimi che non si vedevano dal 2013.
Questo mentre sale l’attesa per il consiglio di amministrazione che si riunirà lunedì e che dovrebbe affrontare il tema delle aste per il 5g. A Cernobbio il presidente Fulvio Conti ha dichiarato che partecipare all’asta per il 5G «è parte integrante della nostra strategia». La riunione di lunedì sarà il primo banco di prova dopo la pausa estiva per un confronto tra i consiglieri, dopo le critiche espresse da Vivendi alla gestione della società. Fa paura inoltre la concorrenza sferrata da Iliad, che proprio ieri ha annunciato di avere già conquistato 2 milioni di clienti. Generali è rimasta debole (-0,17%), complice il fato che Fitch ha tagliato da stabili a negative le prospettive per il gruppo, in modo da tenere conto del deterioramento dell’outlook sul debito sovrano, così come ha chiuso in calo Stmicroelectronics, che ha risentito delle vendite piovute ieri sui titoli tecnologici americani.
Atlantia torna a perdere quota dopo balzo di ieri
Atlantia, alla fine il titolo peggiore di seduta, ha perso a Piazza Affari dopo la volata del 5,5% di ieri, Del resto la situazione rimane fluida e intanto è emerso che tra i venti indagati per il crollo del Ponte di Genova, compaiono i nomi di nove dirigenti di Autostrade tra i quali anche quello del l’amministratore delegato Giovanni Castellucci . Giovedì, durante un incontro in Borsa con gli investitori, il ceo aveva cercato di rassicurare , sottolineando che i contratti non possono essere cancellati o modificati unilateralmente. Il manager ha anche ricordato che già nel 2006, in seguito all`annuncio del progetto di fusione Atlantia-Abertis (poi naufragato), il governo approvò una legge per cancellare il contratto, ma la Ue aprì due procedure di infrazione e si arrivò ad un rinegoziazione consensuale della Concessione. Dall’incontro in Borsa è stato indicato che la stima per la demolizione, ricostruzione e danni alla città di Genova è di circa 500 milioni e che Atlantia ha sufficiente liquidità e non vede rischi di rifinanziamento a breve. Castellucci, come riferisce sempre Equita, ha anche sottolineato che il closing del deal su Abertis non è a rischio perché Atlantia ha cassa e linee di credito dedicate per 4,5 miliardi.
Euro è scivolato sotto 1,16 dopo dati Usa, petrolio inverte rotta e perde quota
Sul mercato dei cambi l’euro in mattinata si era rafforzato sul biglietto verde allontanandosi dalla soglia di 1,16 dollari, ma dopo la pubblicazione del dato americano sul mercato del lavoro ha violato al ribasso la soglia di 1,16 dollari (segui qui i principali cross). Gli analisti hanno subito puntato l’indice sul rialzo dei salari medi orari, saliti su base annua del 2,9%. La performance potrebbe spingere su l’inflazione e di conseguenza accelerare il rialzo dei tassi da parte della Fed. Anche il petrolio, ben impostato in mattinata, ha invertito rotta e iniziato a perdere quota sul fine della seduta (segui qui Brent e Wti).
Creati 201mila posti di lavoro negli States nel mese di agosto
Ad agosto le aziende americane hanno continuato ad assumere e lo hanno fatto a un passo più veloce delle stime. Negli Stati Uniti sono stati creati 201.000 posti di lavoro, mentre gli analisti attendevano un aumento di 192.000 unità dopo il +147.000 di giugno (dato rivisto da 157.000). Il tasso di disoccupazione è rimasto al 3,9% di luglio (quando era tornato sui minimi dello scorso maggio), ma le stime erano per un calo al 3,8%. Stando a quanto riferito dal dipartimento al Lavoro, i salari orari – attentamente monitorati perché indicano l’assenza o meno di pressioni inflative – sono cresciuti dello 0,37% su base mensile a 27,16 dollari; le previsioni erano per un +0,2%. Su base annuale sono saliti del 2,9%, sopra il range tra 1,9 e 2,2% segnato dal 2012 in poi e oltre la media del 2% degli ultimi sei anni. E’ tuttavia dalla fine della recessione nel 2009 che l’incremento annuo non arriva al 3% (bisogna, infatti, tornare a gennaio per avere un +2,9%). La banca centrale Usa il 26 settembre prossimo dovrebbe quasi certamente annunciare la terza stretta del 2018.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)