Il taser è operativo (e funziona): fermati due migranti armati

Alla faccia di Amnesty International, verrebbe da dire. Mentre la storica Ong denunciava chissà quali pericoli a causa dell’introduzione del taser per la polizia italiana, intanto gli agenti mettevano in pratica l’addestramento imposto per l’uso della pistola elettrica.

E in barba a tutti gli allarmismi, in pochi giorni hanno già acciuffato tre malviventi senza neppure dover premere il grilletto. È bastato mostrare loro l’arma “gialla” per dissuadere i malviventi da ogni reazione. Costringendoli a farsi ammanettare senza pestare gli agenti.

I primi test sul taser stanno facendo esultare il ministro dell’Interno. Il capo del Viminale di buon mattino segnala “altre buone notizie” dal fronte della pistola gialla. “Dalla Lombardia alla Sicilia, la Polizia di Stato ha risolto (senza rischi né feriti) altre due situazioni”, spiega il legista. Due i fatti di cronaca più recenti: “A Milano un maliano che passeggiava brandendo un coltello è stato ‘convinto’ a lasciare l’arma – riporta il ministro – senza bisogno di usare fino in fondo lo strumento (è bastato fargli sentire il crepitio)”.

Stessa situazione a Catania, dove “un clandestino nigeriano mezzo nudo spaventava i passanti con due coltelli: per calmarlo i poliziotti hanno mostrato il Taser e l’africano si è arreso”. I due fatti si sommano al primo intervento avvenuto sempre nel capoluogo meneghino pochi giorni fa.

Insomma: tre arresti senza neppure sprecare l’energia del taser e, soprattutto, senza costringere i poliziotti a intervenire a mani nude o a estrarre la pistola (vera) a pallottole. Per ora sono dunque del tutto smentite le preoccupazioni che il direttore generale di Amnesty International Italia, Gianni Rufini, aveva segnalato in una lettera inviata al prefetto Franco Gabrielli, capo della Polizia. Rufini si diceva preoccupato che il taser potesse essere usato nei confronti di persone vulnerabili o che non rappresentano una minaccia seria e immediata per la vita o per la sicurezza degli altri. “La conseguenza più grave che vediamo nel lungo termine – diceva il direttore generale di Amnesty International – è che le taser vengano usate come arma di routine per far rispettare la legge in assenza di una minaccia di lesioni gravi o morte, dunque in modo non conforme agli standard internazionali sui diritti umani“.

La polizia per ora ha però seccamente smentito queste inquietudini. E così il ministro dell’Interno spera di poter rendere stabile la sperimentazione e magari allargarne l’utilizzo. “Siamo sempre più convinti – dice Salvini – che questa sperimentazione vada estesa anche alle forze dell’ordine che lavorano nelle stazioni e nelle carceri, oltre che alla Polizia Locale“.

IL GIORNALE

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