Ilva, l’avvocatura: “Prevalga l’interesse pubblico”. Di Maio diffonde il parere e Calenda attacca
ROMA – Il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha chiuso formalmente il procedimento avviato sulla gara di aggiudicazione dell’Ilva disponendo “di non procedere all’annullamento”. Lo ha comunicato lo stesso ministero dello Sviluppo Economico, inviando il relativo documento – nel quale si richiama l’accordo siglato con i sindacati il 6 settembre – alla società Am Investco Italy (del gruppo ArcelorMittal, il nuovo proprietario di Ilva) e per conoscenza ai commissari della società in amministrazione straordinaria.
A questo punto manca solo il voto del referendum degli operai, previsto entro il 13 settembre, per considerare definitivamente chiusa la telenovela della vendita della più grande acciaieria d’Europa.
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Di Maio ha anche diffuso, attraverso il sito del ministero, il testo del parere dell’Avvocatura generale dello Stato che ha di fatto legato la decisione di annullare o meno la gara alla valutazione dell’interesse pubblico.
“La mancata valutazione della nuova offerta in rilancio formulata da Acciai Italia (l’altra cordata in gara per Ilva) può assumere rilievo di quell’eccesso di potere che sarebbe uno dei due presupposti per annullare la gara”. Ma la possibilità di annullare, scrive ancora l’avvocatura, deve ancorarsi ad un interesse pubblico concreto ed attuale, particolarmente corroborato”.
Interesse pubblico che evidentemente non c’era nell’annullamento e che invece è stato tutelato con la chiusura positiva dell’operazione. In questo senso, tra l’altro, l’Avvocatura
segnala anche come in caso di eventuale azzeramento delle procedure e ripartenza della gara, Acciai Italia non sarebbe stata in partita perchè nel frattempo la cordata era stata sciolta.
Durissima la reazione del predecessore di Di Maio, Carlo Calenda: “Chiaro ora perchè Di Maio ha tenuto segreto il parere. L’Avvocatura conferma in pieno il parere precedente sui rilanci. Eccesso di potere ci sarebbe stato se non si fosse tenuto in conto l’interesse pubblico. In un Paese serio un ministro che distorce un parere istituzionale si dimette”.
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