Quella telefonata Di Maio-Salvini: “Qualcuno pensa alla spallata”

Dietro ci sono il rischio che tutto crolli e le pressioni del Pd su una parte del Movimento Cinque Stelle, come rivelato dal Giornale.

La retromarcia di Salvini sui magistrati messa a punto ieri al Forum di Cernobbio non nasce dal nulla, ma da un faccia a faccia tra il leader del Carroccio e il capo politico dei grillini. O meglio da una telefonata in cui Di Maio avrebbe messo in allarme il “collega” leghista dal rischio che qualcuno dia il via libera alla “spallata al nostro governo” per “spingere il Movimento a fare una maggioranza col Pd”.

È cosa nota ormai l’esistenza di una larga fetta del M5S che vive con malumore l’alleanza con la Lega. È la fronda più di sinistra, quella legata al Movimento delle origini, quella che guarda a Roberto Fico come leader ideale e a Alessandro Di Battista come possibile frontman. Ecco perché ieri, secondo il Corriere, Di Maio e Salvini si sarebbero sentiti al telefono proprio mentre il ministro dell’Interno ero in auto per raggiungere Cernobbio.

“Tu lo sai già che io sono d’accordo con te – avrebbe detto il grillino – come lo sono quasi sempre. Ma smettiamola di pensare che la questione ora riguardi me, te, la Diciotti, l’immigrazione, i magistrati… L’abbiamo capito entrambi che qua è in corso un’operazione seria per dare la spallata al nostro governo e spingere il Movimento Cinque Stelle a fare una maggioranza col Pd sull’onda dell’emergenza per approvare la legge di stabilità e per tranquillizzare l’Europa… Se andiamo avanti di questo passo, quella manovra riuscirà. Io così non reggo più”.

Il dissenso nel Movimento in fondo continua a crescere. C’è quella fronda guidata da Fico che ormai non si nasconde neppure più e dopo il caso Diciotti ha iniziato a prendere le distanze dalle politiche salviniane con post pubblici sui social. Di Maio fatica a tenerli a bada e teme un abbraccio della morte con il Pd. Della morte per il governo gialloverde e, ovviamente, per la sua leadership. Dietro già scalda i motori Di Battista, pronto a ricandidarsi (alle europee?) per far pendere di nuovo a sinistra il peso politico del Movimento.

Senza dimenticare che l”accordo firmato da Di Maio sull’Ilva ha mandato su tutte le furie ancor di più l’ala movimentista dei pentastellati, quelli che l’acciaieria l’avrebbero voluta chiusa. Altro che accordi sulle assunzioni. E se nella manovra il reddito di cittadinanza non dovesse essere come gli elettori se lo aspettavano, allora i problemi si farebbero davvero grossi per il capo politico. Che dunque ha chiesto a Salvini di non aggiungere al fuoco la benzina di uno scontro con la magistratura. “Che cosa succede se anche i magistrati come Davigo, quelli di cui abbiamo portato avanti le battaglie, iniziassero a dire che siamo alleati con uno che fa peggio di Berlusconi?”, avrebbero suggerito i fedelissimi del ministro dello Sviluppo Economico al leader grillino.

Ecco spiegato allora il dietrofront di Salvini a Cernobbio. “Non ci sono golpe giudiziari”, ha detto il ministro dell’Interno dopo che solo 24 ore prima aveva sfidato in diretta Facebook i pm del caso diciotti. Il ministro sa che se decidesse di “passare all’incasso” i sondaggi che lo danno al 32% probabilmente farebbe il botto elettorale. Ma il rischio è che i Cinque Stelle, caduto il governo, finiscano ad abbracciare il Pd. “Per evitare di mandarci al voto con questi sondaggi alle stelle — dice un leghista del governo al Corriere — né Renzi né altri si metterebbero di traverso come hanno fatto in primavera. Firmerebbero immediatamente, in bianco”.

IL GIORNALE

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