Vitalizi, stipendi, sprechi: le tre promesse dimenticate di Di Maio
di SEBASTIANO MESSINA
M5s, quando Di Maio prometteva in piazza: “Al primo consiglio dei ministri taglio stipendi, vitalizi e 30 miliardi di sprechi”
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Comprensibilmente soddisfatto di quella calorosissima reazione, il leader del Movimento volle aggiungere anche i dettagli, alla sua promessa solenne, specificando quanto era lungo il testo del provvedimento e quanto tempo sarebbe occorso per renderlo operativo: “Queste sono nove pagine, nove pagine di decreto legge. Bastano 20 minuti di Consiglio dei ministri per approvarlo”. Ma le cose, purtroppo per Di Maio, non sono andate così. Quel decreto non è stato approvato né al primo, né al secondo né al terzo Consiglio dei ministri. Non è mai stato messo all’ordine del giorno. Anzi, non se n’è proprio più parlato, dal giorno del giuramento del governo Conte.
rep
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Quanto alle tre promesse, nessuna di esse è stata mantenuta. Lo stipendio dei deputati – il tema che i pentastellati hanno cavalcato per cinque anni, con i loro maxiassegni di restituzione, le foto in piazza Montecitorio e le note spese pubblicate su Internet – è ancora quello della scorsa legislatura (5.346 euro netti, più 3503 di diaria, più 3690 per “spese di mandato”, più 1400 per telefoni e trasporti, totale 13.939 euro). Adesso che i cinquestelle hanno i numeri per ridurre queste cifre, e il presidente della Camera è finalmente uno dei loro, l’argomento è scomparso dai radar.
Secondo punto: i vitalizi ai politici non sono stati tolti, semplicemente perché non era possibile toglierglieli. Sono stati ricalcolati, con una contestatissima delibera che è ad altissimo rischio di annullamento, e che vale per gli ex deputati ma non per gli ex senatori: niente male come pasticcio.
Ma il vero mistero riguarda il terzo punto. Se è vero che Di Maio aveva individuato già a marzo “30 miliardi di sprechi e privilegi” da tagliare, e che aveva già steso il testo del decreto legge, perché non ha ancora rivelato al ministro Tria e al presidente Conte dov’è questa montagna di burro scaduto nella quale può finalmente affondare il coltello del governo giallo-verde? Perché la tiene nascosta, quella lista, invece di tirarla fuori per distribuire, come aveva promesso, “aiuti alle famiglie che fanno figli, a chi perde il lavoro e ai pensionati”?
rep
Se davvero il giovane Di Maio è davvero così diverso da chi lo ha preceduto, dovrebbe dare una risposta innanzitutto a chi lo ha votato. Potrebbe, certo, cavarsela dicendo che ha dovuto fare un’alleanza – pardon, un contratto – con la Lega. Ma questo vorrebbe dire che è stato il cattivo Salvini a mettere il veto al dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, alla cancellazione dei vitalizi e al taglio dei 30 milioni “di sprechi e privilegi”. E’ andata così? Sarebbe molto interessante saperlo.
I cento giorni sono passati: è arrivato il momento di rivelare dove sono finite quelle nove pagine, o se quelli erano solo dei fogli bianchi, buoni solo per incassare applausi e voti.
REP.IT
This entry was posted on venerdì, Settembre 14th, 2018 at 07:21 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.