Va bene cornuti ma almeno non gabbati
Nel libro Il giorno della civetta, Leonardo Sciascia fa dire a uno dei protagonisti: il popolo cornuto era e cornuto resta, la differenza è se la bandiera che appendi alle corna te la impone qualcuno e allora sei in una dittatura o se puoi sceglierla del colore che più ti piace, e allora sei in democrazia.
Gli italiani, nelle urne, hanno scelto i nuovi vessilli ma questo non ha cambiato la loro condizione di eterni cornuti, nel senso di traditi dal partito del cuore. In Puglia i Cinque Stelle volarono al 40 per cento sulla promessa di chiudere l’Ilva e così non è andata. A Genova, ai funerali delle vittime del ponte Morandi, Di Maio venne accolto da applausi carichi di speranza ma oggi, a distanza di un mese, la ricostruzione è ferma per l’incapacità e la sete di potere (e di poltrone) dei Cinque Stelle mentre Genova aspetta, ferita e umiliata.
E ancora. Il voto di marzo ha premiato i partiti nemici dell’Europa, ma essendosi questi comportanti come una squadra di dilettanti che pretende di dettare legge in Champions League, stiamo rischiando il cappotto per mano di Bruxelles. E non mi riferisco alle stupide parole del commissario Moscovici su l’Italia in mano «a tanti piccoli Mussolini», non ai moniti dei soliti tromboni europei anti italiani ma al nostro più grande sostenitore oltre confine, l’arci italiano Mario Draghi: «Fino ad ora in Italia danni con le parole, aspettiamo i fatti».
Draghi è uno che parla poco e mai a caso. Se ha usato parole così forti e inedite significa solo una cosa. Cioè sa che in Europa hanno posato il dito sul bottone che può fare esplodere l’Italia e lui non è più in grado di difenderci come in passato. La sua non è una minaccia ma un ultimo, quasi affettuoso appello a fermarsi prima che sia troppo tardi. Possiamo discutere all’infinito se tutto ciò sia giusto o sbagliato ma sarebbe da incoscienti non prendere atto che le cose stanno così, che il governo deve smettere di giocare con le parole, uscire una volta per tutte dalla campagna elettorale permanente e iniziare a governare, ammesso che ne sia capace, ammesso che si possano tenere insieme due partiti, Lega e Cinque Stelle, con visioni spesso così diverse e in conflitto tra loro. Anche chi vede l’Europa come fumo negli occhi non penso sia disposto al martirio sull’altare di Di Maio e soci. Cornuti sì, ma almeno non gabbati.
IL GIORNALE