Pace fiscale con tre aliquote. Ecco come funzionerà
La pace fiscale è ancora un cantiere aperto e finché, come ha detto il vicepremier Matteo Salvini, non si metteranno «i numeri nelle tabelle» non si potrà analizzare dettagliatamente il funzionamento del meccanismo di «saldo e stralcio» dei debiti con la Riscossione.
Il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, ha spiegato che, poiché quella massa da oltre mille miliardi euro è difficilmente aggredibile, «pensiamo a una pace fiscale più ampia possibile come misura una tantum che chiuda tutte le lite pendenti per le cartelle, per il contenzioso tributario, per le multe amministrative e perle multe di vario genere esclusa l’Iva e la previdenza».
Non è stato tuttavia esplicitato quale aliquota si applicherà al meccanismo di saldo e stralcio delle cartelle da rottamare. Né, tanto meno, quanto si prevede di incassare da questa misura una tantum anche se è l’obiettivo non dovrebbe essere inferiore ai 3,5 miliardi. Si può tuttavia ipotizzare che il funzionamento sarà caratterizzato dall’applicazione delle tre aliquote inizialmente previste dal consigliere economico leghista Armando Siri (6,10 e 25%) con un tetto debitorio di un milione di euro.
Si può quindi formulare qualche esempio. Una famiglia di modeste condizioni economiche e non proprietaria di un immobile che ha accumulato un debito di 10mila euro può saldare un arretrato di 5mila euro con 300 euro grazie all’applicazione di un’aliquota del 6%. Un contribuente padre di famiglia con casa di proprietà e reddito non superiore ai 40mila euro potrebbe essere inserito nello scaglione del 10% e nel caso avesse una cartella arretrata da 20mila euro con 2mila euro potrà chiudere il contenzioso.
Un’aliquota più alta (presumibilmente il 25%) dovrebbe essere applicata ai contribuenti di maggiore entità e con redditi elevati. Ad esempio, è verosimile supporre che coloro che hanno accumulato un debito di un milione di euro sia applicata l’aliquota massima e, dunque, per stralciare la propria posizione dovrebbero versare 250mila euro.
La pace fiscale, però, sarà accompagnata da altre misure atte a migliorare il rapporto tra contribuenti e amministrazione. In particolare, si è ipotizzato un rafforzamento del ravvedimento operoso versando solo un forfait (si è parlato del 15%) sulla parte incrementale delle imposte dirette dovute. È inoltre previsto il rafforzamento dell’accertamento con adesione ottenendo lo sconto su sanzioni e interessi una volta che la Guardia di finanza abbia verbalizzato. Non è escluso che la situazione reddituale individuale sia valutata caso per caso allo scopo di concedere ulteriori sconti. Infine, si è discussa la possibilità di chiudere il contenzioso con uno sconto variabile tra il 50 e l’80% in funzione del grado di giudizio (commissioni tributarie provinciali o regionali). Queste procedure diventerebbero standard in modo tale da poter garantire ogni anno un recupero di imposta in grado di finanziare alcune misure (il primo esempio ha indicato i risparmiatori coinvolti nei crack bancari).
La componente leghista dell’esecutivo, oltre alla pace fiscale e al rafforzamento del concordato, sta valutando anche una nuova edizione della voluntary disclosure per consentire il rientro degli asset non denunciati sia quelli detenuti all’estero che quelli «nascosti» in cassette di sicurezza o in casa. In questo caso al problema di individuare l’aliquota da applicare (nella versione precedente il 15 e il 35%) si aggiunge quello di rendere appetibile l’autodenuncia per la quale il reato di autoriciclaggio ha fatto da deterrente nell’ultima edizione.
In ogni caso, queste elaborazioni saranno condizionate da un’incognita non trascurabile: la contrarietà dell’ala giustizialista del Movimento 5 Stelle a qualsiasi pratica di «aggiustamento» delle posizioni con il fisco.
IL GIORNALE
This entry was posted on lunedì, Settembre 17th, 2018 at 08:19 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.