Manovra, avanti su quota 100 e reddito di cittadinanza. Di Maio: «Sarà solo per gli italiani»

«Toglietevi dalla testa i numerini e pensate ai cittadini». Il ministro dell’Economia Giovanni Tria naturalmente non può accogliere l’invito di Luigi Di Maio, ma la frase è significativa dello stato di tensione sui conti. Perché è proprio sui «numerini» che si giocano gli equilibri della manovra. E perché, dopo il vertice mattutino di tre ore, e una trattativa durata tutto il giorno, Matteo Salvini ottiene un decreto unico immigrazione/sicurezza (decreto Salvini), che sarà varato lunedì, dovendo però tener conto delle osservazioni del Colle. I 5 Stelle, dal loro canto, ancora arrancano per ottenere quei 10 miliardi necessari per il reddito di cittadinanza, la cambiale da riscuotere per ottenere un buon risultato alle Europee. «La fumata bianca è iniziata», commenta in serata il premier Giuseppe Conte, e poi aggiunge: «Terremo i conti in ordine, non siamo scalmanati».

Dal vertice esce la conferma che si farà «quota 100» sulle pensioni (ovvero il sistema che prevede 62 anni di età più 38 di contributi per lasciare il lavoro). In cambio, la Lega rinuncia al taglio dell’Irap. Ci sarà la flat tax al 15% per 1,5 milioni di piccole e medie imprese. Per le grandi aziende arriverà un taglio di 9 punti dell’Ires. Ma sono tutte misure che sono allo studio del ministro Tria, che deve trovare una quadra tra i «numerini» e non ha ancora dato il placet. La Lega spiega che si realizzerà «la maggior parte» delle misure, «senza aumentare le tasse e l’Iva». Sul deficit, Giancarlo Giorgetti spiega: «Non mi interessa né una virgola né un numero. Mi interessa una politica credibile. Manterremo le promesse». Secondo gli ultimi aggiornamenti Istat, lo scorso anno il Pil ha registrato un +1,6% (contro il +1,5% stimato ad aprile).

Il deficit è diminuito rispetto al 2016 ma non quanto ci si aspettasse. Il problema riguarda soprattutto i 5 Stelle, che infatti sono i più nervosi. Il tentativo dell’ultima ora, targato M5S, di «tassare banchieri e petrolieri» è stato respinto dal Carroccio. Qualche risultato però sarebbe stato portato a casa. I 5 Stelle hanno chiesto che la quota 100 a 62 anni abbia il divieto di cumulo, con possibilità di riscatto per gli anni in cui non hai versato ma solo per la parte contributiva (costo stimato 5 miliardi); la riforma dei centri per l’impiego da subito (costo 2 miliardi); la pensione di cittadinanza da gennaio 2019 e il reddito di cittadinanza da marzo (10 miliardi, non ancora tutti trovati) «solo per gli italiani», ha precisato il vicepremier Di Maio. E ancora 36 miliardi di investimenti diretti e 500 milioni per i truffati dalle banche. Niente da fare, al momento, per le richieste M5S sul decreto immigrazione. La Lega non accetta neanche una delle modifiche di cui si è parlato. E Di Maio annuncia: «Miglioreremo il decreto in Parlamento».

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.