Roma, 22 settembre 2018 – Nelle intenzioni di voto i dati fondamentali espressi dagli italiani sono due: uno, che con la legge elettorale in vigore alle Politiche (per avere la maggioranza assoluta bisogna essere almeno tra il 40 e il 42% delle preferenze), il centrodestra in questo momento avrebbe addirittura il 47,4% dei voti. Ben al di sopra della soglia che regalerebbe a Salvini & Berlusconi la maggioranza assoluta dei seggi: un risultato molto importante. Il centrodestra, in questo modo, guadagnerebbe così l’undici per cento dei consensi rispetto all’ultima tornata elettorale.

E questo surplus di voti da dove deriva? Si spiega soprattutto perché il nuovo corso della Lega, guidato da Matteo Salvini, consente al Carroccio di raddoppiare le preferenze (dal 16,6 al 34%). Ma il partito non aumenta perché fa suoi solamente i voti di Forza Italia, bensì soprattutto perché è riuscito a conquistare quegli elettori che lo scorso 4 marzo non si sono recati alle urne. Per questo l’incremento delle preferenze di tutto il centrodestra unito è così rilevante: c’è una quota degli astenuti e degli indecisi che oggi sceglie di abbracciare il programma e le promesse politiche della Lega.

Dall’altra parte, invece, il Movimento Cinque Stelle perde consenso (28% con un meno 4,7%) anche per colpa del non brillantissimo lavoro dei suoi esponenti al governo, con il leader Di Maio (ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro) uscito diverse volte sconfitto nei ‘duelli’ contro il suo alter ego Salvini (ministro dell’Interno). Analizzando questa perdita si nota come chi prima era un convinto elettore grillino ora non vota per il Partito Democratico, ma sceglie di non andare a ai seggi.

Dai mesi delle elezioni politiche si è creato un gioco di flussi davvero determinante: un’invasione di voti nelle casse della Lega e una fuoriuscita di schede dal paniere M5S. Il Pd continua a registrare un calo vistoso (sarebbe al 15% con un meno 3,7%): gli elettori dem sono demotivati in assenza di una linea politica e di un progetto del partito, il quale non ha ancora reso noto se farà le primarie o meno. Dunque, l’assenza di chiarezza, di un leader riconoscibile e competitivo e di un futuro, il Pd resta fortemente in crisi. Anche il centrosinistra arretra: sarebbe al 17% di voti con oltre 5 punti in meno da marzo.

Il centrodestra unito vale moltissimo, a tal punto che in caso di elezioni politiche a breve termine potrebbe conquistare la maggioranza dei consensi. Questo risultato straordinario è stato calcolato con un centrodestra unito in coalizione, mentre esiste anche l’ipotesi di un centrodestra che si presenti alle urne come partito unico. Con questo scenario inedito i risultati delle interviste agli italiani sono un po’ diversi. Il 56% che vorrebbe un nuovo partito unico non è una maggioranza forte: il consenso in questi casi dovrebbe essere all’80-85% altrimenti si rischia. Gli elettori più scettici su questa unione sono quelli della Lega, mentre chi la vorrebbe con più determinazione sono sia quellio di FdI sia di FI.

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