Matteo Salvini, Senaldi svela il piano diabolico del leghista: “Ecco perché non rompe con il M5s”
La Lega continua a salire nei sondaggi e Cinquestelle a calare. Fin qui, c’ è poco da stupirsi. Salvini ha ampi margini di crescita nel centrodestra, almeno finché Berlusconi non si deciderà a riprendere in mano Forza Italia. La notizia però è che la Lega cresce anche a danno dei suoi alleati di governo, i grillini. Un mesetto fa c’ era stato il sorpasso: 30 a 29. Ora c’ è il distacco: 31 a 27, e siccome a centrodestra c’ è poco da erodere, è evidente che la Lega ha fatto questo nuovo exploit mangiandosi i consensi di M5S. Premesso che i sondaggi vanno presi con le pinze, le ragioni del fenomeno sono molteplici.
La prima, la più evidente, è la diversa caratura politica dei due leader. Salvini è un capo vero, si è ricostruito il Carroccio a sua immagine e somiglianza ed è stato rafforzato da un successo elettorale personale, oltre che di partito. Non si è fatto scegliere i candidati da Internet, ha una classe dirigente esperta e formatasi sul territorio e ha vinto la grande battaglia di trasformare la Lega in una forza nazionale, avendo il coraggio di sfidare su questo molti padri nobili del partito. Di Maio è il fortunato vincitore di una corrida di dilettanti allo sbaraglio. È stato incoronato da primarie intorno alle quali non c’ è nessuno che non nutra dubbi e non ha una forza propria, né di uomini né di progetto. Risultato, i Cinquestelle sono divisi, un po’ come lo è sempre stato il Pd. Ma allora, per chi da sinistra li ha scelti per protesta, tanto vale tornare all’ originale.
LA PROVA DEI FATTI
Poi c’ è la prova dei fatti, i primi cento giorni di governo. La Lega ha ridotto ulteriormente gli sbarchi rispetto a Minniti e ha fatto dell’ Italia un territorio culturalmente e politicamente ostile all’ immigrazione clandestina, mentre durante i governi Pd era una sorta di Eldorado.
Ha portato M5S e i suoi elettori a sostenerla su questa strada e domani il decreto sicurezza, con l’ abolizione della protezione umanitaria e misure anti-terrorismo, sarà licenziato dal governo. In più il Carroccio si è accreditato come l’ unico partito in grado di mettere in crisi l’ attuale architettura dell’ Unione Europea e di poterla cambiare dall’ interno. I grillini viceversa hanno fatto poco e pure male. La battaglia contro il lavoro domenicale è naufragata sotto i colpi del dissenso popolare.
Sull’ Ilva è stato perso tempo e denaro senza cavare un ragno dal buco ed è un miracolo che l’ affare con gli indiani non sia già saltato. Il decreto dignità, una cosa da Cgil, ha avuto un fugace effetto benefico nei sondaggi, che è prontamente sfumato con i primi licenziamenti che la norma ha determinato.
Sul reddito di cittadinanza ormai i più svegli sembrano aver perplessità anche al Sud, da che si è capito che andrebbe diviso con gli extracomunitari e anche con tutti i cittadini comunitari che potrebbero essere tentati di trasferirsi in Italia per godere dello stipendio da fannulloni. In sintesi, la Lega ha dimostrato di saper declinare in azione di governo la protesta e il desiderio di cambiamento che ha raccolto nelle urne, mentre Cinquestelle sta confermando su scala nazionale l’ incapacità di amministrare di cui ha dato ampia prova nelle città.
Stanno anche venendo al pettine in casa grillina i nodi di una campagna elettorale immaginifica. Prima del voto, tutti le sparano grosse. Oggi però, anche ai tifosi del Movimento, viene il sospetto che Di Maio e compagni non sapessero neppure di cosa stavano parlando. Emblematica l’ accusa del capo grillino a Tria: «Un ministro serio trova il denaro». Ma se i soldi li ha promessi M5S, dovrebbe sapere Di Maio dove reperirli, non altri. La Lega ha promesso una riforma delle pensioni che penalizzi meno chi ha lavorato a lungo e una riduzione progressiva delle tasse e, carte alla mano, sa come reperire le risorse senza aumentare il deficit dello Stato. Viceversa Cinquestelle ha fatto solo promesse di assistenzialismo puro, pertanto impossibili da finanziare senza andare in fallimento. Di questo si stanno rendendo conto i grillini, che lentamente si spostano verso Salvini perché l’ inconsistenza di M5S, dimostrata anche sul caos vaccini e nella gestione del disastro di Genova, inizia a far paura anche ai suoi elettori.
STACCARE LA SPINA?
Se Di Maio fosse un politico avveduto, staccherebbe la spina al governo accusando Salvini, l’ Europa, Berlusconi, la Spectre, il primo che passa, di non consentirgli di realizzare il programma. Oppure intrallazzerebbe con il Pd de-renzizzato per sostituire Salvini al governo. Il suo guaio è che anche chi tra i Dem aveva accarezzato l’ idea ora trema al pensiero di fidanzarsi con M5S mentre il leader grillino paga lo scotto delle assurde regole interne che si è dato il Movimento ed è condannato all’ immobilismo perché, qualunque cosa faccia, va a casa per sempre.
Non si illuda però la componente del centrodestra che è rimasta fuori dal governo e ha appena trovato un accordo con Salvini per presentarsi uniti alle Amministrative che, sull’ onda dei sondaggi che danno la coalizione Lega-Forza Italia-Fdi vicina alla maggioranza assoluta, il ministro dell’ Interno faccia saltare l’ esecutivo. Il leader leghista ha appena iniziato a mangiarsi Cinquestelle e non sembra intenzionato a interrompere il pasto.
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