Legittima difesa, la Lega spinge. Ma i Cinque Stelle: “Invotabile”

Dopo aver minacciato sconquassi, ieri i Cinque Stelle hanno dovuto ingoiare senza rimostranze i decreti su immigrazione e sicurezza, bandierine piantate da Matteo Salvini.

Lo stesso copione, con ogni probabilità, si ripeterà nelle prossime settimane su un altro tema caldo della propaganda salviniana: la legittima difesa. Su cui la maggioranza è divisa, con i grillini (ministro della Giustizia Bonafede in testa) che frenano e il Carroccio che invece vuol battere il ferro finché è caldo.

Al ministro dell’Interno, infatti, non è parso vero di trovare nella cronaca di queste ore nuovi argomenti a suo sostegno: «Avete visto che è successo a Lanciano? È urgente una legge sul sacrosanto diritto alla legittima difesa. Non si può vivere col terrore anche nella propria camera da letto». E poco importa che il medico pestato in casa a Lanciano dica l’esatto contrario di Salvini: «Se avessi avuto una pistola, mi avrebbero ucciso». Il messaggio leghista resta quello: se qualcuno entra in casa nostra, dobbiamo essere liberi di sparargli.

Della questione si discute in commissione al Senato, e i tempi non si preannunciano brevi: oggi si concluderà il lungo giro di audizioni ad esperti, uomini del diritto e operatori delle categorie a rischio (e quasi tutti hanno sollevato forti obiezioni contro la totale «liberalizzazione» del «fai da te» armato, auspicata dal Carroccio) e si dovrà passare alla stesura di un testo unico, sulla base delle otto diverse proposte depositate. E qui potrebbe aprirsi un nuovo conflitto nella maggioranza, a sentire quel che vanno dicendo i senatori grillini: «Questa roba che vuole la Lega per noi è invotabile», si sfogano, «è la legittimazione del Far West, non potremmo mai avallarlo». Spiega la senatrice Pd Valeria Valente, che segue il dossier: «A sentir loro, i Cinque Stelle escludono di approvare il testo della Lega, presentato nella scorsa legislatura da Molteni, così com’è. Quindi dovranno cercare un compromesso, e l’ipotesi più probabile è che vengano introdotti più limiti all’eccesso colposo di difesa, che invece i leghisti vorrebbero dichiarare sempre e comunque legittima». Se quindi Salvini vuole davvero accelerare (e il suo obiettivo dichiarato è «avere una legge approvata, almeno in prima lettura, entro l’anno») per poter esibire il nuovo scalpo in campagna elettorale, dovrà accettare qualche ritocco. Ma i Cinque Stelle, che sanno che alla fine dovranno comunque dare via libera ad un notevole ampliamento della legittima difesa, sono comunque in sofferenza. Mentre loro arrancano attorno ad un reddito di cittadinanza che non decolla, l’alleato si è già impadronito di temi spesso a costo zero, ma di sicuro impatto pubblicitario, dall’immigrazione allo sparo libero. Mettendo su questo fronte in grosse difficoltà Bonafede, che deve fronteggiare la rivolta di magistrati e giuristi contro le nuove norme che, secondo il presidente dell’Anm, «rischiano di legittimare l’omicidio». Il Guardasigilli ha dunque provato a difendere il proprio ruolo decisionale: «Sulla legittima difesa non ha competenza il ministro dell’Interno, che se mai deve occuparsi di prevenire il fatto che un losco individuo entri nella casa di una persona onesta. Al ministero della Giustizia invece, quando lo Stato ha fallito, spetta fare tutto per garantire al cittadino di non doversi difendere per tre gradi di giudizio dall’accusa di essersi difeso». Ma è il primo a sapere che sarà comunque Salvini ad intestarsi la campagna, e alla fine ai grillini toccherà dire di sì.

IL GIORNALE

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