Tolgono soldi al ceto medio per regalarli ai fannulloni

Il tiramolla non finirà domani con la pubblicazione della Nota di aggiornamento al Def.

Per garantire il reddito di cittadinanza il vicepremier Luigi di Maio è pronto a tutto ed, estenuato dal pressing, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sarebbe pronto a sganciare la bomba: cancellare il bonus da 80 euro per recuperare circa 10 miliardi di euro (9,6 per la precisione) da aggiungere ai 2,5 miliardi stanziati per il reddito di inclusione in modo da garantire buona parte elle risorse necessarie a finanziare la provvidenza.

Il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini, ha sempre assicurato che il bonus renziano non sarebbe stato cancellato fino a quando non fosse stata completata la riforma fiscale con aliquota unica al 15% che avrebbe reso di fatto superflua quella detrazione. Lo stesso aveva fatto Di Maio fino allo scorso agosto mentre negli ultimi tempi si è dedicato a smentire con maggior vigore gli aumenti delle aliquote Iva in modo tale da recuperare con quelli 12,4 miliardi di maggiori entrate. In fondo, qualche settimana fa l’economista Pasquale Tridico, molto vicino a Di Maio, aveva apprezzato pubblicamente un breve saggio del collega Riccardo Realfonzo nel quale si sosteneva la necessità di «travasare» gli 80 euro nel reddito di cittadinanza. Tridico, però, è anche convinto che un incremento della pressione fiscale su banche, assicurazioni e utility potrebbe ugualmente finanziare la misura. Non importa chi paga, l’importante è che si faccia.

La detrazione introdotta da Matteo Renzi nel 2014 – e che gli valse il 40,8% alle Europee – non è «a buon mercato» visto il costo molto alto. Allo stesso modo, non si può affermare che i mille euro di reddito disponibile in più si traducano in un uguale incremento della spesa per consumi. E tuttavia c’è un motivo per cui finora quasi tutte le parti politiche si erano mostrate caute: si tratta di una detrazione che salvaguarda i redditi lordi annui fino a 24.600 euro per annullarsi a quota 26.600. Insomma, è un aiuto che sostiene i percettori di redditi da lavoro. Un bonus che invece si potrebbe azzerare per aiutare i disoccupati senza avere la certezza che il reddito di cittadinanza si configuri come un fattore di reinserimento degli esclusi dal mondo del lavoro diventando un sussidio bello e buono che premia l’ozio o il lavoro nero.

Il bonus Renzi è educativo, lo stesso non si può affermare (per ora) del reddito di cittadinanza anche se Salvini spesso ha puntualizzato la sua funzione sociale. Di Maio ieri ha esibito in tv lo «scalpo» della preda. «Da metà marzo 2019 saranno avviati i centri per l’impiego con il reddito di cittadinanza erogato», ha detto a Porta a Porta ripetendo il suo mantra alla Hugo Chávez: «Con questa legge di Bilancio aboliremo la povertà». In privato, però, sono proseguite le riunioni ristrette ai ministri pentastellati per dare la linea al ministro dell’Economia. Il reddito di cittadinanza «potrebbe essere legato all’Isee o potrebbe essere un incentivo all’occupazione», ha dichiarato ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Matteo Guidesi.

Sarebbe un pericolo grandissimo per M5S: l’Isee, che regola l’accesso ai servizi sociali su base gratuita, penalizza i detentori di un patrimonio. Non sono rare le proteste di anziani che pagano il ticket sui farmaci o di universitari esclusi dagli studentati in virtù del possesso di un’abitazione da parte della famiglia. Il reddito di cittadinanza diventerebbe per molti ma non per tutti.

IL GIORNALE

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