Manovra, verso l’accordo Lega-5S “Chiederemo a Tria di andare al 2,4% del rapporto deficit/pil”
ROMA – Allentare i vincoli di bilancio portando il rapporto deficit/Pil al 2,4%. Secondo fonti di governo M5S è questa la richiesta che i 5 Stelle e la Lega vorrebbero sottoporre al ministro del Tesoro, Giovanni Tria. Domani a Palazzo Chigi si terrà nel pomeriggio un vertice economico che si preannuncia durissimo: da un lato la parte politica, decisa a portare a casa i principali punti del contratto di governo ‘giallo verde’, dall’altro il responsabile di via XX Settembre e i tecnici, che vorrebbero tener fede all’impegno preso in Europa, tenendo l’asticella del rapporto deficit/Pil all’1,6%. Subito dopo è previsto il Consiglio dei ministri che dovrà varare la Nota di aggiornamento del Def.
Di Maio a Circo Massimo. “Autostrade è responsabile del crollo del Ponte Morandi a Genova, per questo non parteciperà alla ricostruzione. La relazione della Commissione di indagine è inquietante, ci dice che Autostrade sapeva tutto e non ha fatto niente. Ci apre una prateria per la revoca della concessione”. Lo ha detto Luigi Di Maio, vicepresidente del consiglio e ministro per lo Sviluppo economico, parlando ai microfoni del programma Circo Massimo, condotto da Massimo Giannini con Jean Paul Bellotto su Radio Capital. Di Maio ha aggiunto che il decreto per Genova sarà inviato entro oggi al Quirinale, e che esso contiene anche il rifinanziamento per la cassa integrazione per le aziende in cessazione.
Ponte Morandi, Di Maio: “Autostrade responsabile, decreto oggi al Quirinale”
Sul fronte caldo della manovra il vicepremier ha insistito sulla necessità di mantenere le promesse elettorali, anche facendo “deficit positivo”, cioè con misure che “produrranno crescita negli anni a venire”. “Non possiamo solo tenere d’occhio i numeri, prima vogliamo soddisfare le esigenze dei cittadini”. Incalzato da Giannini, Di Maio ha detto che il rapporto deficit-Pil sarà sforato oltre l’1,6% ritenuto il limite invalicabile dal ministero del Tesoro. Anzi, ha aggiunto, “il tetto del 2% per me non è un tabù”.
Manovra, Di Maio: “Deficit al 2% non è un tabù”
Il vicepremier ha poi confermato che i 5Stelle non voterebbero una manovra senza reddito di cittadinanza: “La mia non è una minaccia ma va da sé che il Movimento vota una manovra coraggiosa”. Perchè se è vero che “ci sono equilibri finanziari e conti da tenere in ordine e nessuno lo mette in discussione” è altrettranto importante “soddisfare le esigenze dei cittadini” con il reddito di cittadinanza e altre misure per avvantaggiare le fasce più deboli. La spesa – ha sostenuto – può essere coperta con “tagli per esempio sugli sconti alle piattaforme petrolifere e alle banche”. E confermata è anche l’ostilità verso i tecnici del Mef: “Ci fidiamo del ministro Tria – ha detto Di Maio – ma tutti i cittadini sanno che nel ministero dell’Economia ci sono persone messe da quelli di prima e che ci remano contro”.
Nella manovra dunque ci dovranno essere, secondo il ministro, oltre al reddito di cittadinanza anche le pensioni minime a 780 euro al mese “a partire dal prossimo gennaio”, il superamento della Fornero, “aiuti alle imprese con la flat tax”. Quanto alla ‘pace fiscale, il vicepremier ha detto che non sarà un condono (“perchè noi non lo voteremmo”) e non ci sarà la soglia di un milione “per noi inaccettabile”, ma si tratterà di un accordo tra l’Agenzia delle entrate e le persone bisognose che hanno avuto difficoltà con il fisco: “E’ una riforma fiscale che prevede questo tipo di accordi, ma dopo si stabilisce che chi evade le tasse va in carcere”.
Tuttavia da fonti pentastellate si apprende che sul superamento della Fornero ci sarebbe una forte resistenza da parte del titolare del Mef Giovanni Tria. Ma, per il M5S, nella manovra va inserita anche questa misura, punto chiave del programma pentastellato e del contratto di governo. Lo stesso Di Maio più tardi dice ai cronisti che ci sarà un nuovo vertice di governo sulla manovra: “C’è tanto lavoro da fare”.
Intanto il Pd ha presentato la sua contromanovra, basata sul sostegno alle famiglie e ai giovani.
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Il vicepremier si è soffermato ancora sul decreto per Genova, tornando ad assicurare l’imminente via libera: “Ieri sera abbiamo chiamato il ministero dell’Economia e ci hanno detto che entro stanotte sarebbe stato bollinato. Più tardi chiamerò perchè in giornata il decreto deve andare al Quirinale”. Di Maio ha poi di fatto confermato la mancanza di cifre nel decreto e i puntini al loro posto: “Ogni decreto si invia al Mef per chiedere quanti soldi servono. Ci sono i puntini – ha sostenuto – perchè sono loro che devono mettere i numeri”.
Quanto alla ricostruzione del ponte e all’ipotesi di un affidamento diretto dei lavori, il ministro ha confermato che “ci sarà una procedura d’emergenza che non prevede massimi ribassi” perchè al governo interessa più che il risparmio “la qualità dei lavori”. E per questo la ricostruzione “deve farla un’azienda di Stato, perché così possiamo controllare. Il nuovo commissario avrà tutti i poteri per chiamare l’azienda migliore. Per me – ha sottolineato – Fincantieri è una buona soluzione”, di certo “Autostrade non metterà una pietra”. I tempi? “Ce li dirà il commissario, che sarà nominato – ha assicurato – ” subito dopo che il decreto sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale”. Sul nome del commissario il vicepremier non si è sbilanciato: “Lo saprete prestissimo”.