Risarcimenti ai risparmiatori. Il governo cerca 2 miliardi

gianluca paolucci

Un miliardo e mezzo, forse due, per risarcire i risparmiatori rimasti incastrati nei crac bancari italiani. Spalmati però su più anni e con risorse che arriverebbero dai conti dormienti, come già previsto dal precedente governo. La speranza è che il nuovo quadro normativo preveda una procedura semplice e non vada ad aggiungersi alle tre diverse procedure (Anac, Arbitro finanziario e tribunale ordinario) previste adesso.

Ad essere interessati sono soprattutto gli azionisti delle banche venete. Una platea di circa 210 mila persone – gli azionisti erano 90 mila per Veneto Banca e 120 mila per la Popolare di Vicenza – finora rimasta senza soddisfazione. Poi ci sarebbero anche gli azionisti delle quattro banche finite in risoluzione del 2015, rimasti finora fuori da ogni prospettiva di risarcimento.

Proprio il pressing delle associazioni dei risparmiatori veneti, si spiega, è stato determinante per l’impegno del governo sul dossier. Un impegno preso prima ancora della formazione del governo, quando il futuro premier Giuseppe Conte incontrò alcuni rappresentanti delle associazioni con una convocazione parziale che lasciò qualche malumore. E ribadito poi in Parlamento, nel discorso d’insediamento dell’esecutivo. Non a caso ad occuparsi della questione è Massimo Bitonci, sottosegretario all’Economia, leghista, ex sindaco di Padova.

E da parte grillina da Alessio Villarosa, siciliano, già componente della Commissione banche nella scorsa legislatura. Sono i due sottosegretari ad aver tenuto i contatti con le associazioni dei risparmiatori. Proprio Bitonci martedì scorso ha spiegato che «stiamo lavorando insieme a Villarosa su varie ipotesi. A brevissimo ci saranno i primi pagamenti con l’arbitrato Consob, stiamo lavorando perché ci siano più soluzioni, l’arbitrato Consob e anche un’altra procedura che garantisca i pagamenti in maniera veloce. Cercheremo di studiare una modifica dell’attuale fondo in modo che il 30% possa essere considerato un acconto, lasciando aperta la possibilità di recuperare le somme successivamente in altro modo». Il nodo è proprio quello di evitare che possa scattare l’accusa di aiuti di Stato da parte della Ue.

 

E la soluzione – utilizzare i cosiddetti conti dormienti – è quella già prevista dal governo precedente, formulata dall’allora sottosegretario Pier Paolo Baretta ma mai decollata perché rimasta senza decreti attuativi. La strada scelta dal governo è quella di rimettere la norma nella nota di aggiornamento del Def. Anche se ancora ieri questo era uno dei temi sul tavolo in attesa della presentazione dell’aggiornamento, atteso per oggi. Intanto, un primo passo è stato compiuto con il Milleproroghe. Che ha affiancato i pronunciamenti dell’Arbitro finanziario presso la Consob tra quelli che danno accesso al Fondo di ristoro, mentre finora i risarcimenti erano a carico di Ubi (per le tre banche che ha acquisito, ma finora non ha mai pagato malgrado numerosi pronuciamenti a sfavore) e della liquidazione delle due banche venete. A questi spetterà un anticipo del 30% sulle somme investite. Finora sono 800 gli azionisti che hanno avuto ragione, per un totale di circa 4 milioni sui 25 milioni all’anno per quattro anni previsti dal Def 2017.

LA STAMPA

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