Rischio bancarotta
Ci siamo. Nelle prossime ore sapremo se e come questo governo andrà avanti. Entro domani l’Italia dovrà comunicare l’entità della manovra finanziaria dalla quale dipendono i destini delle promesse elettorali.
Ieri mattina il ministro delle Finanze Giovanni Tria ha ribadito di non essere disponibile a uno sforamento dei conti superiore all’1,6 per cento. Lo ha fatto in modo solenne e apparentemente irrevocabile: «Io – ha detto – ho giurato nell’interesse della nazione», lasciando intendere che a suo giudizio i Cinque Stelle, con le loro richieste esose, stanno perseguendo interessi diversi dal bene del Paese. La sfida è stata raccolta da Cinque Stelle e Lega che a distanza di poche ore, e a Borsa chiusa, hanno rilanciato le pretese, alzando l’asticella dello sforamento fino al 2,4.
Le due posizioni sono evidentemente incompatibili e, a meno che non si tratti di un gioco delle parti, in politica sempre possibile, per poi chiudere a mezza via, è chiaro che venerdì o saremo orfani del ministro delle Finanze (con tutto quello che ne consegue) o il governo dovrà ingoiare il boccone amaro della retromarcia rispetto agli annunci di questi mesi.
Non tanto in Europa (pazienza quello che pensano i burocrati) ma nelle centrali delle banche e delle grandi finanziarie di tutto il mondo (dove a nessuno importa della lotta tra sovranisti ed europeisti, ma solo della sicurezza degli investimenti) gli addetti hanno già il dito posato sul tasto «sell», vendita. In tanti temono, e qualcuno l’ha anche chiaramente detto, che se il numero che Tria annuncerà sarà superiore al due per cento quel tasto sarà premuto e una montagna di titoli di Stato italiani verranno venduti in pochi secondi innescando una spirale di conseguenze economiche drammatiche per il nostro Paese.
Il «due per cento», forse non a caso, si trova esattamente a metà tra il rigore di Tria (1,6) e i desideri del governo (2,4). Se questo sarà il compromesso ci sarebbe un inutile pareggio, perché i conti peggiorerebbero ulteriormente senza portare alcun reale beneficio nelle tasche degli italiani: mezzi tagli, mezze regalie, mezze riforme. E la somma di tanti «mezzi» non farà mai un solo «uno». Del resto due mezzi vincitori delle elezioni – Cinque Stelle e Lega – mai potranno fare un vincitore. Vedo profilarsi l’ennesima incompiuta italiana, speriamo almeno senza tragedie irrimediabili.
IL GIORNALE
This entry was posted on giovedì, Settembre 27th, 2018 at 16:17 and is filed under Editoriali - Opinioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.