l governo alla prova del Def: Piazza Affari in calo, sale lo spread
FLAVIO BINI
MILANO – Ore 15.50. Nel giorno del test più importante fino ad ora per il governo, la presentazione della nota di aggiornamento al Def che traccerà il perimetro entro cui si muoverà la prossima legge di Bilancio, non si fa attendere la reazione dei mercati. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si attesta a 238 punti dai 235 della chiusura di ieri, secondo il rifermento della piattaforma Bloomberg, dopo esser arrivato a vedere quota 250. Il rendimento del titolo decennale italiano sale invece al 2,9%. Forte rialzo anche per lo spread a due anni, schizzato di quasi 20 punti in mattinata fino a 145 punti e poi ridisceso leggermente.
Ripercussioni anche sul mercato delle valute, con l’euro che scende e scivola a ridosso della soglia di 1,17 al cambio con il dollaro, in calo di mezzo punto percentuale rispetto alle quotazioni di ieri e poi risale leggermente. Fa male anche Piazza Affari, che cede lo 0,84%, con in sofferenza tutto il comparto bancario. In calo Mediobanca, dopo l’uscita anticipata di Bolloré dal patto di sindacato.
Lo spread e il governo gialloverde
L’andamento dello spread dal 15 maggio, quando sono partite le trattative per la formaizone del nuovo governo fino ad oggi. Nell’area evidenziata il periodo in cui l’esecutivo è stato in carica
Le altre Borse europee guardano con attenzione alla presentazione del documento programmatico sul Bilancio italiano, ma intanto riguadagnano terreno dopo una mattinata debole. Francoforte sale dello 0,21%, Parigi gira in rialzo dello 0,24%, Londra invece guadagna lo 0,29%. Partenza positiva anche per Wall Street: il Dow Jones cresce dello 0,16% e il Nasdaq dello 0,65%.
Sfuma quindi il peso del calo di ieri di Wall Street nel giorno della Federal Reserve. La Banca centrale americana ha alzato i tassi di riferimento di 25 punti base, al nuovo range compreso tra il 2% e il 2,25% e ha confermato la sua intenzione di proseguire la stretta monetaria, come da attese. Si tratta del terzo rialzo dei tassi da parte della Fed dall’inizio del 2018. Una decisione criticata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha espresso per l’ennesima volta l’insoddisfazione verso la Fed. Intanto il presidente ha incassato l’ennesima prova di forza dell’economia statunitense, che nel secondo trimestre è cresciuta del 4,2%: confermato il dato della seconda lettura, leggermente deluso il consensus degli analisti per un +4,3%. Il dato è comunque il migliore dal +4,9% registrato nel terzo trimestre del 2014 ed è nettamente superiore al trimestre precedente, quando gli Stati Uniti avevano registrato un +2,2%. Molto meglio delle attese gli ordini di beni durevoli, +4,5% ad agosto, mentre sono andate male le richieste di sussidi per la disoccupazione con un +12mila.
Tra gli altri dati macroeconomici di giornata, sale la fiducia dei consumatori a settembre – secondo i dati diffusi dall’Istat – ma cala quella delle imprese. In settembre l’indicatore del sentimento economico ESI ha subito un calo di 0,7 punti nella zona euro per attestarsi a quota 110,9, secondo le stime pubblicate oggi dalla Commissione europea. L’inflazione in Germania è balzata a settembre al 2,2%: il dato – pubblicato oggi da Destatis dopo i numeri dei vari laender – ha sorpreso gli economisti che si aspettavano un +1,9%.
Chiusura in ribasso, questa mattina, per la Borsa di Tokyo per le prese di beneficio degli investitori dopo gli 8 rialzi consecutivi messi a segno dalla piazza finanzairia nipponica. L’indice Nikkei arretra dello 0,99%.
Rendimenti in calo invece alle aste dei nostri titoli di Stato: il Tesoro ha venduto tutti i 5,2 miliardi di Btp e CctEu oggi in offerta. Per quanto riguarda i Btp a 5 anni iol rendimento è sceso al 2,03%, in calo di 40 centesimi dall’asta di fine agosto. Il decennale dicembre 2028, venduto sempre per due miliardi e con un rapporto fra domanda e offerta pari a 1,44, ai massimi da maggio, ha visto un rendimento del 2,90% (-35 centesimi). Venduto per 1,25 miliardi il Cct indicizzato all’Euribor all’1,77%, con rendimento in calo di 53 centesimi.
Il prezzo del petrolio è in rialzo, in attesa dell’arrivo delle sanzioni Usa all’Iran, previste per l’inizio di novembre. Il Wti segna un netto rialzo a 72,46 dollari e cresce sopra gli 82 dollari (82,22) per il Brent.
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