Csm, Ermini è il nuovo vicepresidente. Bonafede attacca: “La maggioranza delle toghe ha deciso di fare politica”
ROMA – S’insedia, e già clamorosamente si spacca, il nuovo Csm. Sul primo atto importante che condizionerà i suoi prossimi quattro anni di vita. Addirittura sull’elezione del vice presidente. Con un intervento del Guardasigilli Bonafede che accusa le maggioranza delle toghe di fare politica.
LA SPACCATURA DELLE CORRENTI
L’elezione avviene di fronte al capo dello Stato Sergio Mattarella, nella sua veste anche di presidente dello stesso Csm. Servono tre votazioni, la prima e la seconda a maggioranza qualificata, la terza a chi prende più voti, per eleggere il nuovo vice presidente. Che sarà David Ermini, l’ex responsabile Giustizia del Pd nella segreteria Renzi, un renziano doc, che lascia il suo posto in Parlamento, e che ha subito annunciato le sue dimissioni dal Pd. “Sono emozionato, non ho preparato un discorso, mi richiamo a quanto ha detto Mattarella due giorni fa. Dovremmo essere rispettosi della legge e della costituzione perché nessuno è al di sopra della legge”.
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Alla terza votazione Ermini ha battuto – con 13 consensi – il professore grillino Alberto Maria Benedetti, che invece ne ha presi 11. Una clamorosa spaccatura tra le correnti: i centristi di Unicost e i conservatori di Magistratura indipendente, 5 voti ciascuno, hanno votato per Ermini. Sponsorizzato dall’ex leader di Mi Cosimo Maria Ferri, oggi deputato Pd in quota Renzi. Per Ermini hanno votato anche i due capi della Cassazione, Giovanni Mammone di Mi e Riccardo Fuzio di Unicost. All’opposto la sinistra di Area e la corrente dell’ex pm di Milano Pier Camillo Autonomia e indipendenza hanno scelto Benedetti, docente di diritto privato a Genova, primo nella piattaforma Rousseau, che ha ricevuto anche il sostegno dei due consiglieri leghisti Stefano Cavanna ed Emanuele Basile. Scheda bianca invece per i due consiglieri di Forza Italia, gli avvocati berlusconiani Alessi Lanzi e Michele Cerabona.
L’IRA DEI 5 STELLE
Adesso si apre la partita dei rapporti tra il Csm e il Movimento Cinque Stelle. Soprattutto lette le dichiarazioni a caldo anche del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: “In questi anni, da deputato mi sono sempre battuto affinché, a prescindere dallo schieramento politico, il Parlamento individuasse membri laici non esposti politicamente. Una battaglia essenziale, a mio avviso, per salvaguardare l’autonomia della magistratura dalla politica. Evidentemente sta più a cuore al ministro della Giustizia che alla maggioranza dei magistrati. Prendo atto che all’interno del CSM, c’è una parte maggioritaria di magistrati che ha deciso di fare politica”.
Un possbile scontro avvalorato anche dallle prime dichiarazione del vice premier Luigi Di Maio – “È incredibile! Avete letto? Questo renzianissimo deputato fiorentino del Pd è appena stato eletto presidente del Csm. Lo hanno votato magistrati di ruolo e membri espressi dal Parlamento. Ma dov’è l’indipendenza? E avevano pure il coraggio di accusare noi per Foa che non ha mai militato in nessun partito”. Tutto lascia immaginare una forte conflittualità tra via Arenula e piazza Indipendenza. Toccherà a Mattarella “moderare” questa partita che si annuncia molto conflittuale.
PD CONTRO M5S: “RISPETTINO AUTONOMIA DELLE TOGHE”
Il segretario Pd, Maurizio Martina, attacca: “Ci sono dichiarazioni gravissime da parte di autorevoli rappresentanti di governo sul Csm. Addirittura il ministro della giustizia. Dimostrano in questo modo di non avere alcun senso dello stato. Il governo rispetti la costituzione e l’organismo di autogoverno della magistratura”. E il presidente, Matteo Orfini: “Il nuovo partito unico della destra è nato, guidato da Salvini, Di Maio e Berlusconi. Ieri l’accordo sulla Rai e sulle tv. Oggi l’attacco violento alla magistratura, guidato dai neoberlusconiani Di Maio e Bonafede”.
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