Rovinati da Di Maio
I numeri che leggete qui sopra indicano i miliardi di euro bruciati ieri in Italia grazie alla manovra finanziaria allegra decisa da Di Maio e subita senza battere ciglio da Salvini.
Sono tanti soldi, e tra questi anche quelli dei piccoli risparmiatori, cioè di tutti noi, che – fidandosi del giuramento fatto l’altro ieri dal ministro Tria che si sarebbe fatta una manovra responsabile – non hanno venduto in tempo le azioni che avevano in portafoglio. La «manovra del popolo» parte quindi con un crac. Noi siamo al fianco del popolo, ma così come non ci faremmo operare al cuore da un idraulico e non saliremmo su un aereo pilotato da un taxista, ci chiediamo per quale motivo i conti dello Stato debbano essere affidati agli umori del «popolo» invece che a esperti e responsabili economisti.
Il «popolo» è contento così, dice Di Maio «perché questa legge cambierà l’Italia». Il cambiamento è certo, dubito che sia in meglio. I mercati, come detto, non hanno gradito e bene fa Salvini a dire «chi se ne importa dei mercati», se non fosse che hanno in mano i nostri risparmi. Chiunque abbia due lire in Borsa, da ieri è un po’ più povero, così come chiunque abbia intenzione di accedere a un mutuo da domani dovrà cacciare più soldi. L’Italia cambia, dice Di Maio. Già. Presto milioni di anziani colpevoli di aver lavorato bene e tanto si vedranno e non mi sembra un affare – tagliare le pensioni. Il ricavato andrà in parte a finanziare il «reddito di cittadinanza» del parcheggiatore abusivo di Napoli, che tranquillamente continuerà a fare il suo illegale mestiere (guadagnando più del pensionato finanziatore) con in più i settecento euro della pensione di cittadinanza o, in alternativa, del reddito di cittadinanza.
In Italia, secondo Di Maio, cambierà tutto ma, ora è ufficiale, non le tasse, che rimarranno tante e alte perché Matteo Salvini ha barattato il loro taglio promesso in campagna elettorale (non gradito ai Cinquestelle) con il via libera al decreto sicurezza.
Saremo quindi forse più sicuri ma certamente più poveri e mi chiedo se valeva la pena di fare questo baratto. Il premier Conte si limita a dire che «i mercati capiranno». Io temo che abbiano capito benissimo due cose. La prima è che l’Italia è senza un ministro delle Finanze perché dopo la clamorosa retromarcia Tria non ha più alcuna credibilità né autorevolezza sia in Italia sia all’estero. La seconda è che questa è una manovra suicida non tanto per l’entità dello sforamento, quanto per i contenuti: niente tagli, pressione fiscale alta, tanti soldi per un assistenzialismo improduttivo. Qui non tolgono soldi ai ricchi per darli ai poveri. Li tolgono a chi lavora per darli a chi non ha voglia di fare niente. Il «popolo fannullone» ringrazia, noi no.
IL GIORNALE